
La curiosità non è andata delusa. Dopo il raffinato Mozart della suddetta ouverture e delle tre arie da concerto (dove si è egregiamente disimpegnata il soprano danese Susanna Bungaard), l’orchestra pur con un organico non sufficientemente corposo per eseguire al meglio una sinfonia di così monumentale bellezza come la “Renana”, è parsa disciplinata e concentrata al punto giusto.
Buona la direzione di Bruno Aprea che ha regalato della sinfonia più trascinante del compositore tedesco una lettura vibrante e appassionata. Apprezzabile sotto la sua guida la resa della compagine barese (sugli scudi gli ottoni), in particolare nei primi due complessi e articolati movimenti. Un maggior numero di archi avrebbe probabilmente garantito un risultato migliore soprattutto per spessore e densità sonora. Pubblico assai numeroso, che ha applaudito con crescente calore Aprea e l’orchestra. Certo non manca mai uno sparuto gruppetto di indefinibili soggetti che dimentica (o fa finta di dimenticarlo) come le sinfonie siano solitamente composte da almeno quattro movimenti (nel caso della Renana sono tra l’altro ben cinque) e applaude però già alla fine del primo…Pazzesco!
In paziente attesa dell’agognato ritorno dell’orchestra al Teatro Petruzzelli o all’Auditorium Nino Rota, sarebbe bello se il prosieguo della stagione concertistica della Sinfonica barese si continuasse a svolgere, com’è giusto che sia, al Piccinni e non in qualche famigerata e acusticamente inadeguata sala d’albergo. Un’orchestra così, del resto, se lo merita.
Nessun commento:
Posta un commento