martedì 16 ottobre 2007

La Sinfonica di Bari diretta da Bruno Aprea torna a suonare al Piccinni

Con un programma dedicato a Mozart e a Schumann l’ Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari, dopo il solito (quanto amaro!) "girovagare" per alberghi, torna ufficialmente in un interessante concerto giovedì 18 ottobre alle ore 21.00 nel Teatro Piccinni di Bari sotto la guida autorevole del maestro Bruno Aprea (nella foto) e con solista il soprano Susanna Bungaard (i biglietti saranno in vendita la sera del concerto presso il botteghino del Teatro Piccinni. Info: 080.5412302 – 291. Lun. – Ven.: ore 8.30 – 14. Mar.: ore 15 – 18).
La serata si apre con l’esecuzione dell’ Ouverture K 384 dal “Ratto dal serraglio” di Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791). Opera comica su libretto di Gottlieb Stephanie, adattato da un testo di Christoph Bretzner, “Il ratto dal serraglio” viene indicata come la prima opera significativa scritta in tedesco e debuttò con grande successo a Vienna il 16 luglio del 1782. L’ouverture si apre con un Presto vivo e ritmicamente energico nella tonalità di do. Per rievocare le atmosfere orientali che tipicizzano la trama dell’opera, Mozart pose molta attenzione agli strumenti a fiato e non esitò ad arricchire l’orchestra di tutti quegli strumenti che, all’epoca, venivano considerati tipici delle “turcherie”: ottavino, triangolo, cimbali e grancasse. A questa introduzione vivace segue un Andante in minore che utilizza il tema dell’aria poi affidata al personaggio di Belmonte. Si tratta di un tema che è destinato via via ad acquistare sempre maggiore gaiezza, sino ad acquisire una propulsione ritmica dai tratti quasi comici. Ancora Mozart con le note arie da concerto “Bella mia fiamma addio… Resta oh cara”, “Alma grande e nobil core” e “Accettate il mim ringraziamento”. La prima fu scritta a Praga il 3 novembre 1787 (Mozart aveva 31 anni) su testo di M. Sarcine, ricavato dal libretto dell’opera “Cerere placata” di Jommelli. Mozart si trovava a Praga per la “prima” del “Don Giovanni”, nel quale cantava il soprano Josepha Duschek. Si narra che la Duschek, non contenta dell’impegno conferitole nell’opera, avesse rinchiuso il musicista nel padiglione del giardino della sua casa, rifiutandosi di liberarlo fino a che non avesse scritto per lei un’aria tale da far emergere le sue qualità. Mozart accettò, ma pretese che la cantante la eseguisse a prima vista.
Il brano è considerato tra i più riusciti delle arie da concerto del Salisburghese; non è un brano di bravura (mancano quasi del tutto i vocalizzi) ma richiede una voce ampia e generosa e una interpretazione libera ed espressiva di alto livello. Seguirà, poi, l’ aria “Alma grande e nobil core” K578, scritta a Vienna nel 1789 su testo di A. Palomba. Era destinata ad essere inserita – come si usava all’epoca – nell’opera “I due baroni di Roccazzurra” di Cimarosa ed affidata al soprano Louise Villeneuve, che aveva cantato nel “Così fan tutte”. Senza particolari difficoltà di esecuzione, è un brano di forte espressione, che di primo acchito assume colori tragici (il personaggio dell’opera, Laura, è indignato col barone Totaro per i suoi misfatti), ma non è difficile cogliervi anche lievi sfumature ironiche.
Sarà , poi, la volta di “Nehmt meinen Dank” (“Accettate il mio ringraziamento”) K383. Scritta a Vienna nell’aprile del 1782 su testo di autore ignoto. È il saluto di congedo dal pubblico di una cantante obbligata al “continuo girovagare” proprio degli artisti. Mozart era impegnato nella composizione del “Ratto dal serraglio” e l’aria è dedicata alla cantante Aloysia Weber – sua futura cognata – e per la quale nutriva un profondo sentimento.
La seconda parte del concerto è dedicata all’esecuzione della Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97, “Renana” di Robert Schumann (1810 - 1856).
Composta a Dusseldorf nel dicembre del 1850, questa sinfonia fu eseguita per la prima volta in quella stessa città il 6 febbraio dell’anno successivo sotto la direzione dell’autore. A dispetto della sua numerazione, è in realtà la seconda delle sinfonie di Schumann e deriva il suo appellativo di “Renana” dall’originario sottotitolo “Quadri di vita sulle rive del Reno”. Schumann cercò infatti di esprimere in quest’opera tutte le sensazioni evocate dal fiume, dai suoi paesaggi e dalle leggende alimentate dal Romanticismo, in un grandioso omaggio alla vecchia Germania.

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