lunedì 30 marzo 2009

Il San Carlo di Napoli, Abbado, la "Mozart"...Io c'ero!


Si può essere più felici di quando ci si ritrova - faccia a faccia - con chi ti ha regalato e ti regala ancora oggi tante emozioni? Si può vivere o rivivere un sogno ad occhi aperti che dura da oltre trent'anni? Si può, si può...
A me è successo, o meglio è successo di nuovo sabato mattina, alle 10.30 davanti all’ingresso del Teatro San Carlo di Napoli, il più bel teatro d’opera del mondo. Dalla Mercedes nera appena giunta sono usciti il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e lui, sì proprio lui, Claudio Abbado, il settantacinquenne celebre direttore d’orchestra milanese le cui illuminanti interpretazioni hanno costellato la mia vita in questi ultimi trent’anni.
Eh sì, tanti ne sono passati da quel mio primo incontro al Festival di Salisburgo nel 1978, quando a “soli” quindici anni, accompagnato da mio padre, ascoltai per la prima volta (dal vivo) una sinfonia di Gustav Mahler, la Terza per la precisione ed esplosi alla fine in una gioia incontenibile, irrefrenabile, oserei dire da "ultras". Claudio dirigeva in quell'occasione i Wiener Philarmoniker, che all’epoca insieme ai Berliner era la più importante orchestra del mondo. Un mondo nuovo si schiuse per sempre nella mia monotona vita di adolescente perennemente insoddisfatto. Dopo quindici anni, nel 1995 pubblicai il mio primo libro: “Per amore di Mahler”. La dedica era tutta per lui, per Claudio; la gratitudine verso un uomo non si può dimenticare. Mai. Le emozioni grandi, si sa, scavano il loro piccolo spazio nella nostra anima e lì restano, “vivono” in eterno. Ecco perché sabato, quando Abbado è sceso da quella macchina e mi ha stretto la mano sorridente sono rimasto in quegli interminabili tre secondi quasi paralizzato, impietrito di fronte a quel “gigante” dall’aspetto fisico ormai fragile, sofferente, gandhiano ma capace quando lavora di una forza straordinaria e di una lucidità impressionante che fa gridare tutti al...miracolo.
In un San Carlo che ospitava settecento ragazzi delle scuole napoletane, io…c’ero. Ero cioè alla sua prova generale con l’Orchestra Mozart, perché al concerto della sera, quello in onore dello scrittore Roberto Saviano, non si trovavano più posti da mesi, nemmeno per uno che di mestiere da anni fa (anche) il critico musicale. Ecco perché questo post non è la mia solita recensione, ma un’umile, fedele cronaca delle mie emozioni, provate nella stupenda platea del San Carlo. Ero come frastornato dal presente incombente e dai ricordi che nella mente mi si affollavano dei tanti concerti e incontri degli ultimi trent’anni: Roma, Milano, Napoli (due volte e sempre al San Carlo: una più recente con i Berliner nel 2002 e un’altra volta quando Claudio nel 1980 diresse l’Ecyo nel Mandarino Miracoloso di Bartok e nella Prima sinfonia di Mahler) poi Londra, Parigi, Salisburgo, Vienna, Lucerna, Potenza e Matera (dove pranzai al suo fianco e...ancora oggi non riesco a crederci!!!). Mai però nella mia città, purtroppo, in quella Bari che non lo ha ancora mai visto dirigere. Se dicessi che ci spero ancora, vi mentirei spudoratamente.
Vorrei adesso parlarvi della prova a cui ho assistito, ma ho scritto già tanto e forse, come lo stesso Claudio direbbe, le parole non possono restituire le grandi emozioni della Musica. Se poi quella Musica è stata composta dal più grande Genio della Storia, Wolfgang Amadeus Mozart, cos’altro si può…aggiungere, o meglio, balbettare? Spenderò invece meritati elogi per la giovanissima Orchestra Mozart di Bologna, ennesima incredibile realtà musicale giovanile fortemente voluta da Abbado e sui tre anch’essi giovani, ma già affermati solisti (il clarinettista Alessandro Carbonare, il flautista Jacques Zoon e l’arpista Letizia Belmondo) che si sono alternati nei due meravigliosi concerti del “Divin Salisburghese” (il tardo, sublime Concerto per clarinetto e orchestra K. 622 e quello delicatissimo, ancora impregnato di soffice galanteria, per flauto, arpa e orchestra K. 299). Le entusiastiche recensioni del concerto le leggerete da altri, e cioè da chi ha avuto la fortuna di assistervi. Io nel frattempo ho “solo” aggiunto nel mio cuore un altro prezioso tassello nel mio personale mosaico della felicità, un’altra piccola grande perla al libro dei ricordi abbadiani che da più di trent’anni scrivo dentro di me. Il resto conta poco o nulla.

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