giovedì 18 gennaio 2007

Luci ed ombre nel debutto barese di Palumbo

Debutto “barese” lunedì scorso per Renato Palumbo, che da circa tre mesi è diventato il nuovo prestigioso generalmusikdirektor della Deutsche Oper di Berlino, al posto di Christian Thielemann. In un Teatro Piccinni praticamente esaurito in ogni ordine di posti, il maestro trevigiano alla guida dell’Orchestra sinfonica della Provincia di Bari, ha proposto un programma di impronta tipicamente viennese, dedicato com’era a Franz Schubert (Quinta sinfonia) e a Johannes Brahms (Quarta sinfonia).
In Schubert, Palumbo ha ottenuto dall’orchestra la necessaria leggerezza nei colori (si pensi agli eleganti interventi dei legni), cercando fin dove era possibile la giusta scansione delle indicazioni dinamiche; mentre, non ci è parso sia riuscito, malgrado l’indiscusso impegno profuso nelle prove, a rendere vivace e ritmicamente più ficcante la partitura giovanile del grande Franz. Meglio sono andate le cose con Brahms, dove a fronte di una scrittura più complessa e notoriamente intrisa di difficoltà tecniche ed espressive, Palumbo ha regalato al pubblico barese una lettura intensa e drammaticamente ineccepibile del capolavoro brahmsiano. L’orchestra, dal canto suo, è parsa invece meno attenta e precisa che in Schubert. In particolare i violini (pochini se consideriamo che per la stessa sinfonia altre orchestre ne utilizzano quasi il doppio) hanno palesato ricorrenti problemi di intonazione ed omogeneità sonora. Peccato, perché Palumbo è un ottimo direttore, ha le idee chiare e possiede soprattutto una spiccata personalità. A giugno, sempre lui, dirigerà qui a Bari - ancora una volta per la stagione della Fondazione Petruzzelli - l’Attila di Verdi in forma di concerto.

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