giovedì 15 novembre 2007

Intervista a Maria Pia Piscitelli



Il soprano Maria Pia Piscitelli (nella foto) nasce a Giovinazzo, ridente cittadina pugliese che si affaccia sull’Adriatico. Lì e nella vicina Molfetta intraprende i suoi primi studi musicali. Nel 1988 vince il concorso A.S.L.I.C.O. di Milano, debuttando poi al Teatro Olimpico di Vicenza nel ruolo protagonista de “La Calisto” di Francesco Cavalli, incisa poi su compact disc. Nel 1990 si è classificata nella finale del Concorso Internazionale “Maria Callas” e nel 1991 è risultata tra i vincitori del Concorso Internazionale “G.Rossini” di Schwetzingen in Germania. Da allora ha cantato nei principali teatri d’opera e in alcune tra le più note sale da concerto del mondo. Dalla Scala di Milano al Liceu di Barcellona, dal Colòn di Buenos Aires alla Staatsoper Unter Den Linden di Berlino, dal Comunale di Firenze al Massimo di Palermo, dalla Konzerthaus di Vienna al Théâtre Champs Elysées di Parigi, dal Teatro Municipal di Santiago del Cile al Teatro Globe di Tokyo, per citarne solo alcuni. La sua ampia e seducente vocalità spazia con disinvoltura da Mozart a Puccini, da Rossini a Donizetti, da Verdi a Giordano. Nel mese di gennaio affronterà al Teatro alla Scala l’impegnativo ruolo di Elisabetta nella “Maria Stuarda” di Donizetti. Artista abbastanza schiva, Maria Pia nella sua ventennale carriera ha sempre concesso con parsimonia interviste a giornali e riviste italiane. Quando però le ho proposto la conversazione che segue per un blog come l’orecchio di Dioniso ha volentieri accettato, nella speranza che siano soprattutto i musicisti e gli appassionati più giovani di musica a leggerla.
Quando e come si è manifestata la tua passione per il canto?
“Sin da bambina amavo cimentarmi nelle canzoncine dello Zecchino d’oro. Avevo un fratello in casa che studiava il flauto ed il pianoforte e questo ha contribuito non poco ad avvicinarmi alla musica. Lui all’epoca mi faceva ascoltare i Concerti Brandeburghesi di Bach, che rappresentavano già un ascolto abbastanza complesso per la mia età. Ricordo anche il Magnificat (sempre di Bach), che fu tra le prime opere musicali che iniziai a cantare da ragazzina. Durante gli anni del liceo classico mi sono iscritta al corso di chitarra classica alla inossidabile scuola di musica di Don Salvatore Pappagallo a Molfetta, da cui provengono in gran parte molti musicisti locali. E fu proprio all’interno di quella scuola che fui anche praticamente costretta a cantare nel coro come tutti gli aspiranti musicisti dei corsi.”
Che età avevi?
“Avevo 17 anni e fu Simonetta Minervini a scoprire la mia voce. Una voce molto istintiva ma già estesa. Come soprano riuscivo infatti a coprire con disinvoltura ben tre ottave, arrivando persino al sol sovracuto. Voce supportata, tra l’altro, da una respirazione naturale che già vibrava correttamente.”
Quando hai iniziato poi gli studi in conservatorio?
“In verità ho studiato sempre privatamente. Anche perché a quei tempi tutti mi avevano consigliato per le naturali qualità vocali che possedevo di non frequentare il conservatorio, perché mi avrebbero rovinato la voce.”
E allora cosa hai fatto?
“Ho preferito piuttosto guardarmi intorno e cercare un docente privato di canto. Il mio primo insegnante è stato il tenore Gino Lorusso Toma, che ai tempi in cui studiavo a Molfetta viveva ancora a Milano. Successivamente grazie a Simonetta Minervini che insegnava nella scuola di Don Salvatore ebbi la possibilità di incontrarlo quando egli si trasferì a Valenzano. Cominciai subito a fare lezioni di canto con lui, sebbene in modo sporadico. C’è poi una curiosità…”
Quale?
“In quello stesso periodo, tra una lezione di canto e un’interrogazione da preparare a scuola, adoravo ascoltare e cantare sopra i dischi delle più grandi voci dell’epoca come Joan Sutherland, Marilyn Horne ed altre ancora.”
Che opere ascoltavi?
“Ricordo soprattutto la Semiramide di Rossini. Adoravo il ruolo di Arsace e la sua bellissima aria d’ingresso.”
Hai avuto altri insegnanti dopo Lorusso Toma?
“Ho studiato con una cantante spagnola, per l’esattezza un soprano lirico spinto. Era assai brava. Aveva fatto una certa carriera che poi per motivi di salute dovette interrompere. In quegli anni viveva a Barletta. Si chiamava Maria Coronada e ricordo che fu il maestro Gregorio Goffredo a presentarmela. Con lei cominciai ad affinare davvero la mia tecnica vocale. ”
Come riuscivi a pagarti le lezioni?
“All’inizio mi aiutarono i miei genitori. Poi, parallelamente agli studi, riuscii dopo un’audizione ad entrare nel Coro del Teatro Petruzzelli, durante la felice gestione di Ferdinando Pinto. In commissione tra gli altri c’erano Giandomenico Vaccari e lo stesso Goffredo. Il mio obiettivo restava sempre quello di arrivare a fare, prima o poi, la solista.”
Quali sono stati i modelli che ti hanno ispirato?
“A parte i dischi della Sutherland e della Horne, ho imparato molto da colleghe già da tempo in carriera. Penso alla grande Leyla Gencer che ebbi modo di conoscere durante il concorso dell’ASLICO e si innamorò della mia voce o a Mariella Devia che ho incontrato a Milano in occasione della Lucrezia Borgia cantata al Teatro degli Arcimboldi. Entrambe le grandi artiste sono state prodighe di consigli.”
Adesso ti aspetta in gennaio la Maria Stuarda alla Scala.
“Si prova sempre un’emozione forte a cantare in un grande teatro come La Scala, anche se dopo vent’anni di carriera sono più tranquilla e consapevole delle mie qualità vocali.”
Secondo te quale sarà il futuro della lirica in Italia?
“Credo dipenda ancor prima che da una questione squisitamente economica, che pure ha indubbiamente tutta la valenza del caso, da un discorso di visione culturale. Se infatti chi ci governa non comprende l’importanza della cultura di un popolo come elemento formativo e di sensibile elevazione morale, specie per le generazioni più giovani, l’opera continuerà probabilmente a sopravvivere, ma sempre in agonia, aiutata solo da quei pochi e veri amanti della musica che sono anche disposti a sacrificare risorse personali.”
Oltre alla Maria Stuarda scaligera, quali saranno i tuoi prossimi impegni?
“Sarò Tosca a Modena, Ferrara e Piacenza, poi andrò in Argentina per Norma e ancora Tosca al Teatro Colòn di Buenos Aires. Più in là ci sarà spazio anche per un Trovatore al Liceu di Barcellona.”

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