
Non è un mistero per nessuno, del resto, che la Fondazione già da tempo viva, o meglio, "sopravviva" (è proprio il caso di dire) attraverso notevoli difficoltà di ordine finanziario. Lo scorso anno la stagione s'interruppe, per esempio, dopo appena quattro appuntamenti.
Sono senza dubbio lontani i tempi in cui erano solo due, al massimo tre le associazioni musicali baresi (Fondazione e Camerata Musicale Barese in primis, a cui negli anni Sessanta si aggiunse il Coretto dell’indimenticabile Silvestro Sasso) a spartirsi le sovvenzioni ministeriali e degli enti locali. Negli ultimi vent’anni le cose sono cambiate, come del resto l’avvocato Pugliese sa bene, frequentando il mondo dello spettacolo da quando era praticamente ancora in fasce. A Bari e Provincia dagli anni Ottanta in poi sono nate numerose associazioni culturali e musicali, piccole accademie didattiche e scuole musicali che hanno pian piano ridotto di molto il duopolio culturalmusicale di Fondazione Piccinni e Camerata. L’incendio del Teatro Petruzzelli nel 1991 e la chiusura, dopo appena sei mesi, dell’Auditorium “Nino Rota” hanno di fatto poi castrato per diversi anni lo svolgimento a Bari di un’organica e degna vita musicale.
Un teatro di (quasi) 600 posti come il Piccinni, peraltro destinato a quei tempi solo alla prosa e ad alcuni concerti sinfonici e di musica da camera, non poteva certo bastare a soddisfare le esigenze culturali e la fame di eventi di una città di 350 mila abitanti, oltre che di un hinterland provinciale densamente popolato (in totale: almeno un milione e mezzo di persone).
La reazione, dopo lo scoramento iniziale e la chiusura a metà degli anni Novanta anche del Piccinni (tanto per chiudere il cerchio in bellezza) per inagibilità è stata, se non altro, coraggiosa.
A Bari infatti si sono aperti, o meglio, riciclati “nuovi” spazi per la musica, anche se alcuni decisamente inidonei e/o acusticamente inadeguati. Ricordo che l’Orchestra della Provincia andava a suonare a metà degli anni Novanta alla Caserma Picca (pareva davvero di essere in…guerra) o in alberghi come Villa Romanazzi Carducci e lo Sheraton e ancora persino in teatri-tenda come il Team e il PalaPerla di Bitritto, sorti come funghi dopo la tragedia del rogo petruzzelliano.
A distanza di dieci anni, e cioè ai giorni nostri, le cose non sono poi cambiate un granchè: l’auditorium è ancora chiuso al pubblico (nonostante l’esistenza da anni di un progetto esecutivo del Politecnico di Bari e le rassicurazioni in pompa magna dell'attuale ministro dell’università e della ricerca scientifica sul fatto che la struttura avrebbe riaperto al massimo entro il 2008), mentre il Petruzzelli, incrociamo le dita, dovrebbe riaprire finalmente i battenti nel dicembre 2008.
La Fondazione Piccinni dal canto suo, a scanso di equivoci, si è però già costruita il suo piccolo teatro nei pressi del Conservatorio, in verità non ancora prontissimo (servirebbero altri 30 mila euro per completarlo e metterlo a norma) per far già svolgere lì la sua stagione.
Va dato però obiettivamente atto a Pugliese e ai suoi collaboratori che invece di continuare con vittimistica ostinazione solo a piangere e lamentarsi come tanti altri sull’assenza di teatri e il carente sostegno finanziario delle amministrazioni locali, lo spazio-contenitore se lo son fatto da sè, seppure con il concorso e il sostegno di alcuni lodevoli privati. Secondo quel vecchio adagio che pare purtroppo ormai in disuso nel nostro cosiddetto “Belpaese”, e cioè che è meglio prima farle le cose e poi, in un secondo momento, annunciarle.
In attesa di sapere le date del cartellone della Fondazione Piccinni, auguro a Gianvito Pugliese e al suo staff di aprire prestissimo il “Piccolo Piccinni” e di metterlo, come ha già promesso, anche a disposizione di chi tra le associazioni teatrali-musicali baresi (e non) ne avrebbe certo un gran bisogno.
Nessun commento:
Posta un commento