venerdì 9 dicembre 2011

"Il colore della Scala nella mitica serata di Sant'Ambrogio" di Giulio Loiacono


"A me questo arduo compito? Quando l'irresponsabile "Direttore" di codesto Blog mi ha chiesto di fare un pezzo di colore sulla Prima alla Scala del 2011, con l'opera Don Giovanni di Mozart, devo dire che un po' mi ha spaurito...non tanto per il compito, che assumo anche volentieri sulle mie spalle (il Direttore ordinò, lo sventurato rispose...), quanto per il fatto che non mi posso travestire da Lina Sotis, che, con quel mix di distacco meneghino, un po' leghistoide, ed ironica intelligenza, da sempre fotografa la realtà del bel mondo milanese.
Poiché la testata è specializzata in Musica, farò convergere le mie attenzioni sul colore attorno alla rappresentazione, con un inserto finale, che sa di sapido ed asprigno sugo della storia (e, visto che siam nella gran Milàn, ci siamo giuocati anche la seconda citazione del grande Don Lisander).
Per venir incontro ad una moda, oramai crescente, cosa ribadita dal Sovrintendente alla Scala, della "opera popolare", mirante al coinvolgimento della sala nella storia, i cantanti son discesi tra noi a partecipare dell'opera (cosa già vista nella resa wagneriana di Walter Pagliaro al Petruzzelli ed in altre occasioni consimili). La qual cosa, devo dire, se va bene una volta, suonando come realtà di scuola, viene a noia, ragion per cui la mia espressione in merito non può che essere negativa. Come altrettanto negativa è apparsa (oltre agli abiti da anni ruggenti) la scelta di indaraffare la preziosa Donna Elvira (una convincente e sensualissima Barbara Frittoli) con due bei trolley contemporanei, facendola girare, affannosa, per il palcoscenico descrivendo bei cerchi coi due bagagli ruotati.
Molto bella la scelta, sorprendente e sempre inedita, nella sua atleticità e forza, di buttar giù, a forza di mano, il sipario iniziale, facendo risaltare un sempre valido effetto morphing liquido a specchio dello sfondo, in cui il pubblico si è visto manipolato, come in uno specchio di acqua riflettente il suo protagonismo; ciò in linea con la scelta della messa in scena popolare di cui si diceva innanzi. Dunque opzione approvata, perché di impatto e coerente.
Al di là, di questo, l' impasto concepito dal Guignol Robert Carsen è risultato piuttosto modesto, con una sequela di carrelloni da supermarket, voltati e rivoltati in scena.
E, per finire, cominciamo dall' inizio: la epifania dei due sovrani di Italia, l'uno l'assoluto, Presidente della Repubblica, Re e Capo del Governo; l'altro, quello ( si spera molto) relativo, il ministro della Economia del Suo Governo, cosa altrettanto inedita.
L'intonar dell'Inno, particolarmente accelerato, da parte della Orchestra, molto valida, diretta dal grande Baremboim, è suonato, a queste orecchie, come un auspicio del ritmo da dare all'azione di questo nuovo Esecutivo, altrimenti che questo sia il moto verso casa dei "tennici", come si dice in Padania.
Un poco di grigio nei variopinti abiti delle signore, in questa sera di Sant' Ambrogio, ci sta proprio bene". GIULIO LOIACONO

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