martedì 14 dicembre 2010

Accademia dei Cameristi: un'apertura di rara bellezza con il Quartetto Prometeo


L'anno magico del bicentenario schumanniano sta giungendo al termine, eppure si affollano in questo scorcio finale gli ultimi, intensi omaggi a questa controversa e poliedrica figura di artista romantico a tutto tondo (musicista, musicologo, critico, organizzatore musicale ecc.) che fu Robert Schumann.
L'Accademia dei Cameristi, realtà musicale pugliese più ammirata fuori dai confini della Puglia che a "casa sua" (anche per lei vale il vecchio adagio come per altri: "nemo propheta in patria...") ha aperto ieri la sua stagione con un concerto di rara bellezza. L'integrale dei quartetti per archi op.41 di Schumann: pagine che al primo impatto possono certo non risultare di agevole ascolto, ma che poi sanno centellinare, poco a poco, preziosi segreti, gemme sorgive sublimi e coinvolgenti. Schumann li dedicò al suo grande amico Felix Mendelssohn, che ne lodò la fattura complessiva esprimendo le sue impressioni favorevoli al celebre virtuoso praghese Ignaz Moscheles.
Il modello di queste tre opere dalla disarmante unità espressiva, sono indubbiamente gli ultimi sommi quartetti di Beethoven, oltre a quelli dello stesso Mendelssohn. Questi lavori schumanniani, assai meno noti ed eseguiti rispetto ad altri, sono intrisi di stati d'animo tra i più disparati e vibranti, soprattutto nel quartetto in la minore ed in quello (forse il più compiuto dei tre) in la maggiore.
E'assai raro trovare un ensemble che li esegua, almeno in Italia, tutti e tre in un'unica serata. Lo ha fatto con esemplare bravura il Quartetto Prometeo, già protagonista qui a Bari di un altro magnifico concerto lo scorso anno. Si tratta probabilmente del miglior ensemble d'archi in circolazione in Italia, degno erede insieme al Quartetto di Cremona e a pochi altri, della gloriosa scia lasciata dal mitico Quartetto Italiano. I violinisti Giulio Rovighi ed Aldo Campagnari, il violista Massimo Piva ed il violoncellista Francesco Dillon suonano insieme da anni e si vede (o meglio... si sente) dalla loro intesa perfetta; tra il 1998 ed il 2000 hanno vinto tutto (o quasi) quello che c'era da vincere tra premi e concorsi nazionali ed internazionali, esibendosi nelle principali stagioni concertistiche europee. Si sono specializzati, oltre che nell'esecuzione di molti quartetti dell'Ottocento e del Novecento, nella Musica d'oggi: sono, infatti, l'ensemble di riferimento di Sciarrino e di Ivan Fedele. La loro straordinaria capacità di coinvolgere gli spettatori nel pathos della musica che eseguono è stata evidentissima anche ieri nella fascinosa cornice romanica dell'auditorium Vallisa (luogo dall'acustica ideale per il quartetto d'archi). Interpretazioni impagabili e trascinanti dunque, quelle ascoltate, che hanno saputo restituire l'ardore e la poesia, l'intimità sofferente e la fierezza romantica della Musica di quel grandissimo compositore (probabilmente ancora non compreso fino in fondo, nonostante siano trascorsi duecento anni dalla nascita!) che è stato Robert Schumann. Pubblico folto, ma al di sotto delle attese e poco reattivo nell'entusiasmo, e questo dispiace ancor di più, rispetto all'eccelsa qualità del concerto.

4 commenti:

  1. Secondo me l'entusiasmo era poco perché soporifera era l'esecuzione. Il Prometeo è ormai un ensemble raccogliticcio, con Rovighi (ottimo sonnifero) ultimo di una serie di violinisti che ha preso il posto del bravo e unico originale primo violino, Peverini. Il secondo violino non sa suonare e se la tira manco fosse Perlman. Ricordiamo quando Quarta lo cacciava dalla sua classe a Lugano dicendogli di studiare le scale e lui usciva con la coda tra le gambe. Insomma: ensemble mediocre per un concerto mediocre, come sempre. Paragonarlo al Quartetto Italiano è una bestemmia. Come paragonare sterco di cavallo ad un diamante. Ma per favore. Smettessero di suonare farebbero un favore a tutti. Ovviamente lei nn pubblicherà questo commento. Si svegli e la smetta di scrivere fesserie. Un caro saluto. Giulio.

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  2. Come vede, caro signor Giulio, si sbagliava. Il suo commento è stato pubblicato. Probabilmente, ho scritto molte fesserie nella mia vita, buon ultima questa recensione. A me il Quartetto Prometeo però è piaciuto davvero e mi ha regalato grandi emozioni l'altra sera. Non cambierò certo idea, come non credo che l'abbiano cambiata tutti coloro che l'hanno apprezzato in questi anni. Impari piuttosto Lei a tirar fuori le PALLE, scrivendo anche il cognome in calce alle sue "simpatiche" riflessioni o almeno abbia il coraggio ammettere che sta (solo) provocando il sottoscritto.

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  3. Sono stato un allievo di Quarta anche io e Campagnari è stato un collega allievo..non ho ascoltato il concerto ma so bene come suonava un tempo questo quartetto..avendo conosciuto uno per uno i componenti..Peverini in primis a Roma in ripetute occasioni..di certo Quarta non è mai stato tenero nei suoi commenti ma ascoltando le sue registrazioni dei capricci e le pecche enormi di intonazione c'è da chiedersi " da che pulpito"..in ogni caso il 2° violino è sempre stato un tantino gradasso...per il resto il Quartetto Italiano non avrà mai un confrontò con nessuno..Cristo è nato e risorto una volta e un quartetto come quello di Borciani esisterà solo una volta.

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  4. Io di certo ho capito una cosa da entrambi i commenti: il maestro Campagnari non vi piace. Liberi di pensarlo, anche se ritengo che un artista possa migliorare negli anni, attraverso lo studio e buoni docenti. Non è sempre vero che chi il talento non ce l'ha...non se lo può dare e resta un ciuco in eterno! Ribadisco, sottoscrivendola appieno, la mia opinione sullo splendido concerto del Prometeo. Con tutto il rispetto che porto verso il Maestro Quarta e il sovrumano Quartetto Italiano, non mi sentirei però nemmeno di esprimermi con affermazioni così radicali (del tipo: "non esisterà mai più un Quartetto così"). La stessa cosa non mi sentirei di dichiarare, in prima persona, del "fu" CARLOS KLEIBER e di CLAUDIO ABBADO che adoro da sempre... incondizionatamente!

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