mercoledì 6 aprile 2011

Una "Nona" di Mahler memorabile per Antonio Pappano e l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia al Parco della Musica di Roma*


Nel 1912 il compositore austriaco Alban Berg scriveva alla moglie: “Ho suonato di nuovo la Nona sinfonia di Mahler. Il primo movimento è la cosa più splendida che Mahler abbia scritto. E’ l’espressione di un amore inaudito per questa terra, del desiderio (Sehnsucht) di vivere in pace con la natura e di poterla godere fino in fondo, in tutta la sua profondità, prima che giunga la morte. Perché essa arriva senza scampo.” L’entusiasmo di Berg per la sinfonia mahleriana corrisponde in pieno a ciò che da spettatori consapevoli abbiamo potuto godere al Parco della Musica di Roma sabato scorso, ascoltando questa meravigliosa partitura nella grande (circa 2800 posti a sedere) Sala Santa Cecilia completamente gremita di pubblico.
A dirigerla c’era, sul podio dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Antonio Pappano, che sin dal maggio 2010 ha inaugurato un ciclo integrale di esecuzioni dell’intero corpus sinfonico mahleriano, con l’ausilio anche di direttori del calibro di Valery Gergiev e Mikko Franck che si concluderà nel novembre 2011 con la Settima Sinfonia.
Lo scopo? Divulgare la musica di Gustav Mahler a cavallo delle celebrazioni del 150° anniversario della nascita (1860-2010) e del centenario della morte (1911-2011). Un’impresa che sta suscitando clamorosi successi a ripetizione (tanti i giovani presenti), anche grazie ad un’orchestra, quella di Santa Cecilia, che negli ultimi anni ha conosciuto una crescita qualitativa davvero straordinaria.
Un merito quest’ultimo da ascrivere, senza dubbio, anche a Myung-Whun Chung, il direttore musicale del complesso sino al 2005 e poi naturalmente al maestro inglese Antonio Pappano che ne ha preso le redini e da allora ha lanciato l’orchestra capitolina nella sfida discografica propostagli dalla prestigiosa etichetta Emi Classics con l’incisione di alcuni importanti capisaldi della letteratura sinfonica e operistica. Pensiamo al Requiem di Verdi, ai poemi sinfonici di Ottorino Respighi, alle tre più celebri sinfonie di Ciaikovskij ed al Guglielmo Tell di Rossini, che sarà presto disponibile nei migliori negozi di dischi.
L’esecuzione strepitosa dell’altra sera di una sinfonia, va detto, di rara difficoltà tecnica ed interpretativa come la Nona di Mahler non ha fatto altro che confermare i passi da gigante che questa compagine ha compiuto in questi ultimi anni, collocandosi a nostro sommesso parere tra le migliori in Europa.
Se l’interpretazione del primo movimento ha destato, in accaniti mahleriani come lo scrivente, qualche perplessità in ordine ai tempi un po’ frenati di Pappano, nei tre successivi (ed in particolare nel Rondò-Burleske e nell’Adagio finale) la lettura è stata sensazionale e travolgente per brillantezza sonora e chiarezza nella concertazione, di maniacale perfezione, del tortuoso percorso narrativo dell’ultima sinfonia completa del grande Gustav.
Di commovente e lacerante bellezza l’adagio finale, che è divenuta l’autentica apoteosi dell’interpretazione mahleriana di Pappano. Notevole contributo al grande successo della serata si deve alle “prime parti” dell’orchestra romana, che lo stesso Pappano dopo quasi un quarto d’ora di applausi ha fatto alzare una ad una per ricevere le grate ovazioni del pubblico. Alla fine coda di rito nel foyer per farsi firmare da Pappano gli autografi del cd della Seconda Sinfonia di Sergej Rachmaninov appena uscito per la Emi Classics. * (pubblicato da "LSD Magazine" il 5 aprile 2011)

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