lunedì 25 giugno 2007

Emanuele Arciuli incanta al Miami Piano Festival di Lecce

L’Orecchio di Dioniso ha disertato i vostri personal computer per alcuni giorni, in modo da raggiungere Lecce e seguire direttamente diversi concerti e incontri di rilievo del prestigioso Miami International Piano Festival, importato nella capitale del Barocco per la terza volta in sei anni. Sono arrivato venerdì scorso in una giornata climaticamente meno infuocata di quella di oggi (a Bari, oggi a mezzogiorno, abbiamo superato addirittura i...46 gradi !!!), accolto con squisita cortesia e simpatia dagli organizzatori del Festival, il maestro Francesco Libetta e il critico musicale Eraldo Martucci. Già nel pomeriggio di venerdì ho assistito all’incontro davvero significativo con il compositore Yehudi Wyner, vincitore nel 2006 del Premio Pulitzer per la musica che ha fatto una brillante prolusione in inglese, in occasione dell’apertura della mostra al Museo Castromediano, sul tema “La memoria del suono”. In bella vista ci sono alcuni rari esemplari di grammofoni, dischi a 78 giri, manifesti, articoli e quant’altro…Tutto molto bello.
A seguire in serata l’atteso recital pianistico di Emanuele Arciuli al Teatro Paisiello, assiduo frequentatore del Miami Festival in America, che ha proposto un eccellente programma in cui si incardinavano alla perfezione in un percorso di evoluzionistica compatezza il Debussy di quel sublime capolavoro che sono i Preludi del primo libro, le “New Fantasies” di Yehudi Wyner (con l’autore naturalmente presente in sala) e i “Phrygian Gates” di John Adams. Al posto di Debussy era inizialmente prevista la Sonata n. 2 “Concord” di Charles Ives, per un omaggio (a trazione integrale) alla musica americana. Invece, la scelta di Emanuele di proporre un “classico” della letteratura pianistica come i Preludi di Debussy invece della Sonata di Ives, ci è parsa più giusta, anche per gustare quanto il geniale compositore francese del primo Novecento sia stato tra i chiari modelli di riferimento di alcuni tra i maggiori compositori americani nati agli inizi del secolo scorso.
Arciuli è stato in grado di cogliere proprio queste preziose analogie anche tra Debussy e gli altri due compositori in programma, attraverso una lettura emozionante dei Preludi, restituiti con classe cristallina e in tutta l’articolata gamma dinamica e agogica prevista dall’autore; senza dimenticare la pura bellezza di quei colori che diventano, poco a poco, sonorità incancellabili nella memoria di chi sa ascoltare con il cuore, più che con la testa, queste sublimi pagine pianistiche. Divertenti i tre lavori di Wyner, mentre grande impressione ha poi suscitato l’esemplare interpretazione di Phrygian Gates in cui il minimalista Adams ha saputo combinare l’arcaico “modo” frigio con una struttura logica, il “gate”, mutuata dall’informatica. Per cui, a tratti il pianoforte pare quasi trasformarsi, soprattutto nell’inarrestabile accelerato finale, in un sintetizzatore. Successo calorosissimo per Arciuli, giustamente poi condito da alcuni preziosi bis.

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