venerdì 8 giugno 2007

L'addio a Milano e i sogni segreti di Claudio Abbado (e non solo)

Se andasse davvero in porto sarebbe l’evento degli eventi: un incontro operistico tra Claudio Abbado e Ingmar Bergman. Un sogno ormai non più "troppo" segreto che il celebre direttore d’orchestra insegue però da tempo. Sui giornali di ieri se ne è parlato all’indomani dell'applauditissimo concerto che il maestro milanese ha diretto sul podio dell’Orchestra Mozart a Bologna, città dove egli risiede per alcuni mesi l’anno. Sul Corriere della Sera e Repubblica non mancano poi i riferimenti alla sua città natale Milano, dalla quale gli sono giunti i pressanti inviti del sovrintendente Stephàne Lissner per tornare a dirigere concerti e opere liriche alla Scala. Abbado rifiuta però categoricamente questa possibilità: “Non dico no alla Scala, ma a Milano, città che pensa solo al denaro e non alla cultura. Degradata, inquinata, dove nessuno sembra preoccuparsi del futuro”. Parole durissime, scandite da un direttore d’orchestra che si è invece sempre contraddistinto, sin da giovane, per essere persona assai schiva e di poche, pochissime parole. Un paio di anni fa difesi Claudio Abbado contro gli attacchi che gratuitamente arrivarono da più parti alla sua persona. In particolare, trovai davvero di pessimo gusto il pezzo scritto dall’opinionista Davide Giacalone al quale volli rispondere per le rime sul sito aziendabari.it. Botta e risposta, con repliche finali pubblicate, per chi fosse interessato, anche nello spazio lettere del sito degli Abbadiani Itineranti. “Abbado vede Fidel (Castro ndr) come un faro” s’intitolava il pezzo della "discordia" di Giacalone, nel quale tra l’altro egli dava con disarmante “facilità” (e ci vuol proprio del coraggio, non credete?) dell’ignorante al maestro milanese. Abbado non ha raccolto mai pubblicamente le suddette provocazioni, ma le dichiarazioni rese ieri alla stampa sembrano finalmente indirizzate a coloro che allora lo attaccarono con violenza proprio a proposito dei suoi giudizi entusiastici sulla vita sociale, economica e culturale di Cuba. “Sono stanco di luoghi comuni e falsità mediatiche. Milano non è un modello per nessuno. Neanche per la vituperata Cuba. Ormai sono anni che d’inverno vado lì per ragioni di salute. E ho avuto modo di rendermi conto che non si vuol dire la verità sullo stato reale di un Paese, dove esiste il minor dislivello tra ricchi e poveri, dove tutti mangiano, hanno un lavoro, vanno a scuola e hanno diritto ad essere curati bene e gratuitamente. Dove si esportano in barba all’embargo, medicine a basso costo persino in alcuni stati americani. Di recente è stato elaborato un nuovo farmaco, estratto dalla corteccia del mango, in grado di curare il cancro allo stomaco”. Malattia, voglio ricordare a chi non lo sapesse, di cui Abbado ha pagato le conseguenze subendo un delicato intervento chirurgico sei-sette anni fa, che ne mise seriamente a repentaglio la vita. “Eppure quella malattia è stata la mia fortuna. – confida Abbado - Mi ha cambiato la vita, mi ha fatto riflettere su tante cose. Ho soprattutto ristabilito i valori giusti su ciò che alla fine conta davvero”.
Tornando alla musica il grande maestro ha in programma oltre all’ormai consueta settimana di concerti al meraviglioso Festival di Lucerna (quest’anno in programma ci saranno in particolare due maestosi affreschi sinfonico-corali come la Nona Sinfonia di Beethoven e la Terza Sinfonia di Mahler: chi può andarci prenoti subito i biglietti rimasti…) il progetto con la Mahler Chamber Orchestra e il regista Grüber dedicato al “Fidelio”, coprodotto insieme da Madrid e Baden-Baden e che partirà nell’aprile del 2008 da Reggio Emilia per poi estendersi a Ferrara, Modena, Lucerna ed Aix-en Provence nei due anni successivi. Un Fidelio che promette, a giudicare dallo spirito estetico con cui Abbado affronta i Singspiel di essere un altro capolavoro esecutivo come il recente indimenticabile Zauberflote mozartiano. E poi? Mi chiedo cos’altro potrà mai esserci nel misterioso carnet progettuale del futuro di Abbado? A chi scrive piacerebbe da instancabile e viscerale estimatore che si offrisse al mitico Claudio la possibilità di esplorare i grandi oratori austro-tedeschi. Penso alla sublime “Creazione” di Haydn o alla luminosità bachiana del “Paulus” di Mendelssohn (del quale nel 2009 si festeggerà il bicentenario dalla nascita), o ancora, a quel capolavoro colpevolmente ancora misconosciuto in Italia che è il “Paradiso e la Peri” di Robert Schumann. Capolavori che sarebbero tutti sicuramente nelle “corde” della straordinaria sensibilità interpretativa del Maestro. So bene che non basterebbero cent’anni di vita ad Abbado per soddisfare tutti i miei “sogni segreti”. Nel frattempo però ci provo anch’io, come lui fa con un altro gigante come…Ingmar Bergman.
Scherzi a parte: su Internet è come trovarsi in uno sconfinato oceano; da un atollo si lanciano bottiglie e relativi messaggi. Si aspetta...Prima o poi, chissà, qualcuno risponderà. Intanto l'Orecchio di Dioniso compie un anno e spegne così la sua prima candelina. Permettetemi a questo punto di ringraziare di cuore, uno per uno, i 12.500 visitatori che mi hanno sinora pazientemente seguito ed aiutato con interventi, segnalazioni, suggerimenti e recensioni.
Ad maiora :-)

Nessun commento:

Posta un commento