mercoledì 11 febbraio 2009

Il violino di Alessandro Perpich incanta con un omaggio al mitico Jascha Heifetz i "pochi intimi" del Coretto di Bari


Ho conosciuto il violinista fiorentino Alessandro Perpich (nella foto) ai tempi in cui, ancora assai giovane, era insegnante presso il Conservatorio di Bari. E fu proprio qui a Bari che egli conseguì il diploma in viola. Perpich che attualmente insegna al Conservatorio di Como è affettivamente legato alla nostra terra ed è tornato, sempre con grande piacere, in Puglia per esibirsi con esiti, va detto, ragguardevoli. Lunedì sera lo ha fatto nell'ambito della stagione del Coretto, presso la Sala Giuseppina del Kursaal Santalucia, con cui già alcuni anni fa si produsse insieme al pianista Pierluigi Camicia nell'esecuzione integrale (nell'arco di appena tre giornate) delle sonate per violino di Beethoven. Questa volta, con il valido apporto del pianista abruzzese Luigi Di Ilio si è cimentato in un concerto a tema, dedicato al mitico violinista statunitense di origine russa, Jascha Heifetz (Vilna, 1901 - Los Angeles 1987).
Prima del concerto, Perpich ha sottolineato come Heifetz, "imperatore solitario" (il musicologo Alberto Cantù gli ha di recente dedicato un bel libro così proprio intitolato) sia stato dopo Paganini il più grande virtuoso dello strumento, oltre che raffinato autore di un centinaio di trascrizioni. Nel programma del concerto di lunedì spiccavano la splendida Sonata in mi bemolle maggiore di Richard Strauss, la Sonata in mi maggiore di Haendel-Auer e poi una serie di trascrizioni heifetziane, tutte godibilissime, su brani di Paradisi (la notissima Toccata), Gluck (la Danza degli spiriti beati), Mozart (Minuetto) e Gershwin con la trascinante suite dal suo capolavoro: "Porgy and Bess" (1935). Perpich ha messo in luce ancora una volta le sue notevoli qualità tecniche ed espressive: la cavata vibrante, sonorità sempre timbricamente voluttuose e cantabilissime. Ben sostenuto nell'impegnativa sonata straussiana dal bravo Di Ilio, Alessandro si è poi davvero superato, da autentico "cavallo di razza", nelle agili quanto eleganti riletture delle succitate trascrizioni. Tra i violinisti italiani della sua generazione Perpich è a mio sommesso parere tra i migliori. Successo meritatissimo "macchiato" dalla scarsa presenza di pubblico: appena una trentina di persone...Pazzesco!

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