lunedì 2 novembre 2009

Grandi successi per Uto Ughi e il Gala di Danza al Teatro Petruzzelli, ma ora bisogna saper guardare al futuro


Due trionfi al Petruzzelli per altrettante significative serate. IL concerto di Uto Ughi e dei Filarmonici di Roma, pur con un programma già ascoltato in anni precedenti da chi scrive, è stato indubbiamente evento emozionante sia per la carismatica personalità del maestro, sia per la presenza di tanti giovani nel rinato politeama barese.
Non da meno, il successo della serata di ieri per il gran gala di danza con l'etoile Eleonora Abbagnato accompagnata da nove straordinari solisti provenienti da illustri corpi di ballo di mezzo mondo. Anche qui,una folta presenza di giovani ha contraddistinto la splendida serata.
Che dire? La riapertura del Petruzzelli è stato un evento davvero importante non solo per la città, ma anche per l'intera regione e l'Italia culturale e musicale.
Certo ora sull'onda della straordinaria emozione che questa riapertura attesa per 18 anni ha portato tutto sembra facile: la gente accorre numerosa al botteghino e spende anche 80 euro per assicurarsi una poltronissima o un posto nel palco reale. Ma cosa succederà nei prossimi mesi, quando si sarà placata l'onda emotiva?
Quando le code chilometriche finiranno? Quando le luci dei riflettori si saranno spente e il Petruzzelli sarà tornato, come altri teatri, nella quotidiana ordinarietà? Ecco perchè è importante sin da subito lavorare per la creazione di un pubblico nuovo per la grande musica e per l'opera lirica che sarà poi la chiave di volta nel prossimo futuro di un teatro i cui costi di gestione sono oggettivamente notevoli, a cominciare dall'indispensabile impiego di ingenti risorse per l'assunzione di personale amministrativo, tecnico e artistico, oltre ai costi per gli allestimenti di opere, balletti e concerti.
Chi cura questo blog sostiene da tempo che il futuro della Musica e della Lirica, almeno in Italia, non può che passare innanzitutto dall'educazione e dalla divulgazione musicale, partendo dalla scuola sino ad arrivare all'università.
La maggior parte delle fondazioni lirico-sinfoniche italiane rischia di sparire nel giro di pochi anni, seppellita da debiti insanabili e condannata da gestioni assurdamente faraoniche. Lo stesso Uto Ughi, dopo il suo concerto al Petruzzelli l'ha ribadito ancora una volta.
La crisi economica attuale e i tagli del FUS non fanno che peggiorare in tal senso le cose. Il futuro è allora legato, secondo noi, alla capacità di trasformare tutti i teatri d'opera italiani in teatri di repertorio, un po' come accade in Austria e in Germania. Per intenderci, teatri capaci di restare aperti 320 giorni lavorativi all'anno, come per esempio accade tranquillamente alla Staatsoper di Vienna. Teatri in grado dunque di non fermarsi mai e che sono diventati "motori" straordinari dell'economia turistica delle loro rispettive città.
Per far questo bisogna puntare almeno inizialmente su una qualità media del prodotto, perchè l'eccellenza sempre e a tutti i costi porta, si sa, rapidamente al baratro i bilanci data l'assenza almeno nel Mezzogiorno d'Italia di concreti sostegni privati nel settore CULTURA e MUSICA.
E' importante dunque investire sì danaro ma su registi, scenografi, musicisti di talento e soprattutto giovani. Solo in questo modo teatri come il Petruzzelli, il Comunale di Firenze, il San Carlo di Napoli, il Lirico di Cagliari, per citarne solo alcuni, potranno avere davvero un futuro, altrimenti sarà ancora una volta notte fonda.

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