venerdì 17 ottobre 2008

Dichiarazioni gravissime del Ministro Sandro Bondi sul futuro delle Fondazioni lirico-sinfoniche in Italia


Questa mattina ho letto con profondo disappunto su alcuni giornali le dichiarazioni rese dal Ministro per le Attività e i Beni Culturali, Sandro Bondi (nella foto). Il Ministro sostiene che nei prossimi anni il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) potrebbe a malapena finanziare due Fondazioni liriche come La Scala di Milano e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, le altre dodici Fondazioni (compresa la neonata Petruzzelli di Bari? ndr) si dovrebbero invece sostanzialmente arrangiare con quello che passeranno gli Enti Locali, Regioni in primis. E’ la “dura lex” del Federalismo che già miete le sue prime vittime illustri? Il Sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino, Francesco Giambrone, non ci sta, anche perché giustamente ritiene che oltre a Scala e Santa Cecilia ci siano altri prestigiosi Teatri da tutelare e sovvenzionare e che in un quadro futuro di questo tenore sarebbero subito costretti, considerati gli altissimi costi di gestione, a chiudere baracca e burattini. Proprio in questi giorni ho letto sul sito del Maggio Fiorentino le dichiarazioni quasi profetiche del Sovrintendente toscano, già evidentemente cosciente da un bel pezzo della realtà alla quale stiamo per andare incontro: “Sperimentiamo nuovi ritmi produttivi, aspettiamo trentamila spettatori in due settimane: la lirica è una fabbrica di cultura in grande salute artistica, lo Stato non può far mancare i contributi." Alla crisi che sta colpendo il mondo dello spettacolo con la riduzione dei contributi statali, il Maggio Musicale Fiorentino reagisce con una sfida: “Non vogliamo attendere inerti la fine – dichiara il Sovrintendente Francesco Giambrone -: i tagli al FUS non sono compatibili con la sopravvivenza, ma noi vogliamo dimostrare che il Maggio Fiorentino è un teatro in piena salute artistica, e che il melodramma è un fattore di identità nazionale vivo e imprescindibile per la nostra cultura, al quale lo Stato non può far mancare il proprio sostegno. Per questo motivo da sabato 11 ottobre siamo in scena tutte le sere per due settimane con tre titoli operistici popolari come Tosca, La Bohème e Cavalleria rusticana, più due balletti: è un’iniziativa nuova, che richiede un’organizzazione produttiva interna completamente diversa, alla quale tutte le masse artistiche e tecniche fiorentine hanno risposto con duttilità ed entusiasmo. E’ un cambiamento di mentalità per noi e per i nostri assetti, anche in vista dell’imminente posa della prima pietra del nuovo teatro, e dei ritmi che tale spazio imporrà in futuro: alla tradizionale Stagione, che accomuna il Maggio alle altre Fondazioni liriche, e al Festival – che invece ci rende unici nel panorama italiano -, affianchiamo così una terza, ancora diversa fisionomia, proponendo anche un sistema di “repertorio”, come per esempio avviene in Germania, ma preservando quella qualità artistica che il pubblico italiano esige. E puntiamo ad avere per questa nostra “Recondita Armonia” trentamila spettatori in quindici giorni, prima ancora che si inauguri ufficialmente, a novembre e con Mehta, la Stagione”. E’ inutile dire che l’Orecchio di Dioniso condivide appieno il discorso di Giambrone. Certo è che da appassionato prima che critico musicale barese, dopo i lunghi 17 anni di vuoto che il rogo del Teatro Petruzzelli ha lasciato dentro di noi, questi ulteriori tagli pubblici alla Musica con prospettive addirittura catastrofiche per i prossimi anni, non possono che spingere tutti, dico proprio tutti, dai musicisti alle maestranze teatrali, dai sovrintendenti ai direttori artistici, dagli appassionati-melomani ai musicologi e ai critici musicali, ad una levata di scudi importante e condivisa. Direi che è proprio arrivata l’ora che anche il mondo della MUSICA, di fronte alle dichiarazioni così gravi rilasciate da Bondi scenda finalmente in piazza e dica la sua.

1 commento:

  1. La Lirica è arte, però è anche spettacolo,ma deve essere soprattutto grande musica e grandi Voci.
    Per ragioni famigliari da alcuni anni seguo da vicino il mondo della Lirica e sono d’accordo con il provvedimento di non finanziare i Teatri. Non sarebbe sbagliato seguire l’esempio del Calcio,
    I teatri devono riempirsi di spettatori paganti che no vogliono perdersi l’ascolto dal vivo del grande tenore o soprano. I cantanti devono meritare il compenso richiesto. Non sarebbe male che i protagonisti delle Opere fossero scelti tra i migliori e non per discutibili simpatie. Tutto questo andrebbe a beneficio dei cantanti stessi che si impegnerebbero per eguagliare le Stelle del secolo scorso. Comunque al di là di queste mie considerazioni, considero antisociale che arrivi nelle casse dei Teatri, anche un solo Euro della vecchietta che si scalda ancora con la stufa a cherosene. Come con il calcio, la lirica, la migliore musica del mondo, si sostenga con la pubblicità e il Canone RAI. Asdubale.

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