martedì 28 ottobre 2008

Il "Nuovo" Teatro Petruzzelli è quasi pronto, eppure si continua a litigare anche sul...nulla


Il Nuovo Teatro Petruzzelli è bellissimo, di più, meraviglioso. Entrando ieri insieme a tanti altri giornalisti, autorità istituzionali, lo staff della Fondazione Petruzzelli nel cantiere che nel giro di un mesetto scarso chiuderà definitivamente i lavori, l’impressione è di quelle che regalano emozioni e vertigini ad ogni passo. La “ferita” aperta nel cuore di Bari si sta rimarginando, ma resterà comunque la cicatrice: 17 anni passati tra beghe e strumentalizzazioni politiche, lungaggini giudiziarie e soprattutto colpevoli mai trovati, o forse, mai abbastanza cercati.
La domanda che tutti, proprio tutti si stanno ponendo in questi giorni qui a Bari, però resta sempre la stessa: il prossimo 6 dicembre, allo scoccare dell’ora zero nel count down del cronometro collocato in Piazza Ferrarese, si aprirà o no finalmente il sipario del Petruzzelli?
Venerdì scorso avevo lanciato un “post” su questo Blog dal titolo forzatamente enfatico (“Teatro Petruzzelli: il giorno della verità”) con l’illusione che l’incontro con il Ministro Bondi a Roma bastasse a tranquillizzare la famiglia proprietaria e soprattutto i suoi avvocati. La decisione emersa, peraltro, di costituire un tavolo tecnico che partirà nella capitale la prossima settimana per sciogliere tutti i nodi al pettine esistenti tra i Messeni Nemagna, gli Enti Locali, il Ministero e la Fondazione Petruzzelli, non farà invece che allungare a dismisura i tempi della riapertura.
Il 6 dicembre, pertanto, avrebbe il sapore di un miracolo di San Nicola ( guarda caso proprio nel giorno del suo onomastico) se il teatro finalmente pronto e funzionante potesse riprendere vita sulle note di Verdi e Mahler suonate dall'Orchestra del Maggio Fiorentino, e cioè consentire le attività di spettacolo che furono drammaticamente interrotte dal tragico rogo di 17 anni fa.
Il miracolo può riuscire, se oltre a metterci lo zampino San Nicola, ci sarà un definitivo accordo tra le parti su tutto. Lo chiedono i cittadini che da giorni firmano gli Appelli apparsi sul Corriere del Mezzogiorno e adesso anche su internet, grazie al popolarissimo social network Facebook.
Ieri sera ho assistito da casa alla trasmissione lodevolmente organizzata dall’emittente Telenorba davanti al Petruzzelli e che ha finalmente visto le parti in causa incontrarsi. Oltre a loro c’era l’ex Sindaco di Bari Simeone Di Cagno Abbrescia, in procinto di ricandidarsi alla guida della stessa città in primavera. La stimolante trasmissione, a un certo punto, ha però rischiato di diventare una sorta di "faccia a faccia" tra Michele Emiliano, attuale sindaco, e il suo sfidante alle prossime elezioni comunali. Chi ha fatto la figura migliore e su questo, credetemi, ho pochi dubbi, è stato Emiliano, perché con un atteggiamento credibile e conciliante, ha ben posto l’accento sull’interesse collettivo della città di Bari e dei suoi abitanti a volersi riappropriare quanto prima di quello che è a tutti gli effetti IL NOSTRO TEATRO.
Da parte sua, Di Cagno Abbrescia ha minacciato denunce e ricorsi alla Procura della Repubblica e ha erroneamente rifiutato la mano tesa del Sindaco per andare insieme da Bondi la prossima settimana già con una proposta unitaria. Gli avvocati della famiglia proprietaria, dal canto loro, in particolare Michele Costantino (più che Ascanio Amenduni, legale di maggioranza dei Messeni), che rappresenta peraltro solo ¼ dei proprietari, hanno enunciato da par loro le problematiche tecnico-giuridiche ostative all'immediata riapertura del teatro, ma anche alla ripresa delle attività con il soggetto Fondazione, quale “inquilino” per i prossimi quarant’anni del Petruzzelli. Per non parlare poi del profondo livore mostrato da uno degli eredi, Francesco Garibaldi, nei confronti di Emiliano, giustificato naturalmente dall’esproprio del Petruzzelli compiuto nel 2006 dal Governo Prodi e poi, come noto, delegittimato dalla nota sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso. Chi non ha la memoria corta ricorderà come il Garibaldi si barricò nel teatro per diverse settimane, cercando di impedire materialmente che l’esproprio avvenisse.
Insomma, alla fine della trasmissione, vi giuro mi sarebbe venuta voglia – tanta era la rabbia - di essere per dieci minuti il presidente della Fondazione Petruzzelli e dire con forza agli eredi e ai loro avvocati: “Finiamola con questa commedia: se proprio ci tenete, il teatro gestitevelo voi; noi continueremo a fare le nostre attività al teatro Piccinni. Però pagate agli Enti Locali e allo Stato tutto ciò che è stato versato per la ricostruzione dell'immobile: si tratta di oltre 50 milioni di euro, danaro pubblico sottratto, va detto, ad altre finalità socialmente utili. Poi lì dentro fateci pure quello che volete…”
Non è solo una provocazione o un eccesso di masochismo, ma è la reale constatazione che dopo 17 anni non c’è ancora una concorde volontà, una convergenza d'intenti, neppure su un tema culturale, civile come quello della riapertura di un Teatro. Si continua a litigare anche sul nulla (roba da scuola materna) e a pensare, ciascuno per la sua parte, ai propri interessi particolari e non invece a quelli della città e della Puglia che da tempo aspettano risposte anche su tante altre spinose questioni. Possibile che noi baresi dobbiamo continuare a vita a collezionare così tante brutte figure? E ancora: cari Messeni Nemagna, lo volete finalmente capire che il Nuovo Teatro Petruzzelli è ormai diventato, a tutti gli effetti, un bene della città? Se non riuscite a cogliere questo piccolo, grande “dettaglio”, tirate fuori i quattrini che ci sono voluti per ricostruirlo e restituiteli a chi di dovere. Possibile poi che non vi “accontentiate” – si fa per dire - nemmeno di un canone stellare, previsto da un protocollo d’intesa che sembra scritto solo per voi, di ben 516 mila euro all’anno per quarant’anni?

Che tristezza!

1 commento:

  1. Che ne pensi di organizzare una manifestazione pubblica a bari, nel caso i cari Messeni continuino a mettere i bastoni fra le ruote contro la riapertura? Secondo me Bari deve una volta tanto rendere pubblico il dissenso verso queste beghe privatistiche, e urlare a gran voce di Ridarci il teatro!

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