sabato 2 giugno 2012

Olivia Newton-John: una donna, un delirio


Come lucidare al meglio le sue - meritatissime - medaglie di OBE (Officer of British Empire) e AO( Australian Officer)? Beh, ho pensato di usare una tastiera come piumino ed un mouse come cuffietta da mettere in testa e vi strappo già-a questo proposito-una promessa:sarò sintetico. Ebbene sì, perché Olivia non è solo la Sandy di Grease ( e questo, in confronto a tante galline o gallinelle nostrane-nel senso di contemporanee-, già basterebbe), ma è molto di più: ha rappresentato, per mezzo mondo, alla fine degli anni settanta, quello che né una Madonna, né una Lady Gaga saranno mai:un delirio. Tutto nascerebbe dal paese dei koala, quelli che volteggiano - molto pigramente- tra rami di eucaliptus, delle cui gemme sono particolarmente ghiotti, ma non è così. Difatti, unitamente al buon Mel Gibson, ella ha natali statunitensi. In giovanissima età, si trasferì nell' emisfero con la testa all'ingiù. La sua celeberrima famiglia, che vanta anche un premio Nobel per la fisica, nella persona del nonnino materno, le consentì di poter fare-praticamente- quello che voleva o avrebbe voluto della sua vita. La agiata Oliviuccia sapeva bene cosa fare e, fin dai suoi esordi, in cui furoreggiava per la sua beltà incomparabile- ed erano i tardi anni sessanta-decise che il comparire doveva essere il suo must e scelse un'asta con un microfono sopra appoggiato. Dopo aver vinto un concorso in Inghilterra per voci nuove, avremmo detto noi, ebbe modo di conoscere il totem della musica rock brit, Cliff Richard, famoso in Italia- ma sono cattivo con il monumentale Cliff- per aver duettato, nientemeno che con Little Tony, con il nostro Tonino agli inizi della propria carriera, così almeno dice il narratore dell' episodio, ossia lo stesso Antonio Ciacci. Il buon Cliff la introdusse nel gran mondo della canzone europea e, dopo un quarto dignitosissimo posto all'Eurofestival, ottenuto per la GB, nello stesso anno, il 1974, vince un Grammy Award grazie al suo singolo I Honestly Love You, che le spalanca il siparione americano. Tre anni dopo c'è Grease e di là si aprono le cateratte e -quasi-quello che tutti sanno.
Della sua Golden Age nessuno- e nemmanco io- può sottacere del caposaldo Physical, del 1981, più che una canzone un simbolo di una epoca nascente, tutta body, scaldamuscoli e fascette multicolor da mettere in testa, di cui lo scrivente non può esimere il piè di post.
Dall' inno "tutti in palestra a fare aerobica" e "scioglipancia per tutti", manco fosse Wanna Marchi, la nostra scende, per poi risalire, il toboga della celebrità. Infatti, dopo l'81, segue un altro film con Travolta, nell'83, di discreto riscontro, mille altri concerti e partecipazioni, soprattutto in Australia ed il totalizzatore di vendite e d'oro sale vertiginosamente, tanto da toccare vette, mai più raggiunte da alcuna, in Oceania. Ancora Grammies, altri tre, e oltre a tre diversi nello stesso anno di Physical, un posto tra le star della Hollywood Walk of Fame eppoi, nel 1988, un muovo album, molto bello, The Rumour, scritto dalla coppia inossidabile Elton John e Taupin.
Gli anni novanta sono quelli del declino e del male che la ha colpita, da cui è uscita benissimo e della relativa- e quasi inevitabile- beneficenza legata alla lotta contro il cancro.
Sarebbe quasi da non crederci, ma fino all' albore del nuovo millennio, la sua popolarità, soprattutto in USA, è rimasta enorme ed i suoi live hanno registrato sempre il sold out.
Nel 2008, ad esempio, un singolo registrato con uno dei Bee Gees superstiti, Robin Gibb, è stato uno dei singoli più venduto e scaricato da ITunes.
Un fenomeno pluriepocale, insomma, magari un poco dimenticato ed impolverato nello Stivale, ma se si ripensa a Sandy e a Grease....


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