martedì 25 ottobre 2011

Emozioni a raffica per la "Sinfonia dei Mille" di Mahler diretta a Roma da Pappano


Può succedere anche ad un critico musicale, con ventotto anni di "carriera" alle spalle, di non essere capace di controllare le sue emozioni. A me è successo domenica pomeriggio, mentre ascoltavo al Parco della Musica di Roma la meravigliosa interpretazione di Tony Pappano (nella foto) dell' Ottava Sinfonia di Gustav Mahler, detta anche "Sinfonia dei Mille" per il suo enorme organico, con l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, otto solisti vocali di rango e tre cori eccellenti.
Ad un certo punto, quasi inatteso, un pianto liberatorio mi ha copiosamente rigato il viso di lacrime nell'ultima mezz'ora di questo sublime capolavoro, per certi versi ancora incompreso. Il motivo? La sua originalità derivante dalla divisione in sole due parti distinte e autonome, almeno a livello testuale, tra loro: il "Veni Creator Spiritus" e la scena finale del "Faust" goethiano.
Ai primi timidi ascolti risalenti ad oltre vent'anni fa anch'io, lo confesso, ero perplesso. Trovavo l'Ottava disorganica e chiassosa come poche altre, frutto di un gigantismo sterile, tanto alla moda a cavallo tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento e di cui fu sommo antesignano il signor Hector Berlioz. E mi chiedevo cosa mai avessero pensato i primi ascoltatori di Monaco di Baviera nel 1906 al cospetto di questa immensa partitura.
Dopo numerosi accostamenti a dischi e dvd, domenica pomeriggio l'esecuzione bellissima di Pappano (soprattutto per la sua stupefacente teatralità, la concertazione magistrale e la naturalissima cantabilità) mi ha definitivamente convinto, schiudendomi il mistero di questo maestoso affresco universale. Si tratta di uno straordinario Inno all'Amore Universale e alla Misericordia Divina. Nella seconda parte se chiudi gli occhi puoi immaginare, scorgere, ascoltare il Paradiso e la sua ancora introvabile colonna sonora, perchè l'estasi che Mahler con gradualità inesorabile raggiunge nella parte conclusiva (dove, non a caso, riecheggia la sua Seconda Sinfonia "Resurrezione"), sa coinvolgere l'uditorio in una insostenibile quanto impagabile ubriacatura sensoriale e sembra dettata, passo dopo passo, da uno Spirito Angelico. Complici eccezionali di questo miracolo l'Orchestra, i Cori (Voci Bianche comprese) dell'Accademia di Santa Cecilia, il China Chorus e le otto voci soliste, tra cui mi piace menzionare le prove davvero superlative di Nikolai Schukoff (Doctor Marianus) e Christopher Maltman (Pater Ecstaticus).
Successo trionfale e meritato!

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