sabato 28 aprile 2012

The Rolling Stones



Affrontare una parete del sestogrado? Scendere giù per le rapide con il canottino da bambini? Buttarsi dallegrandi altezze di Acapulco? Volteggiare in equilibrio precario su di un filo,con una asta in mano, teso tra le Petronas Towers di Kuala Lumpur? Non credoche nulla, nulla di questo sia paragonabile all’ arduissimo cimento diconfrontarsi con i Rolling Stones….
Anzitutto, per quel che attieneai generi, tutto ciò che può essere, come aggettivo, accostabile al sostantivorock è cosa loro.
Costituiscono, tra i mille emille meriti che hanno, nella storia della musica, il ponte ideale, cattivo sevolete, tra gli anni cinquanta ed il tremila…difatti nascono come una tributeband del clima rock&blues degli anni cinquanta ed esattamente come per i lororivali “scarafaggi” ( sono gli anni in cui, nella mente del loro coetaneoLennon, si fa strada la idea di far musica) cominciano a respirare la areabritannica dello skiffle, una serie di protorock, molto jazzato, che affascinai giovani albionici. È questa la aria che si respira ed a loro diciamo che famolto bene. Un tributo alla loro passionaccia musicale è, come sapranno i fanspiù sfegatati, anche lo stesso nome del gruppo, che deriva dal titolo di unacanzone blues di Muddy Waters.
È la svolta britannica griffataLittle Richard che sconvolge e spinge tutti a fare un passo deciso in avanti, avarcare, da timidissime reclute, la sottile linea gialla, tracciata dal propriosergente istruttore…le pietre rotolanti sono pronte a vagare in giro per ilmondo.
Ovviamente, se quando si nominanoi Genesis, si pensa subito a Peter Gabriel e, poi, a Phil Collins; se, quandosi accenna agli Spandau si fa riferimento a Tony Adley; se si pensa ai SimplyRed, la mente va a Tony Hacknall, il grande roscio, ai Duran al buon Simonecc….se si parla di Rolling si sinomina Mick Jagger…il grande “pescione”,divoratore di donne e palchi, l’altletico maratoneta degli stages, ilsuperistrionico solista imprestato alle imperiture logiche gruppali è e necostituisce, nonostante la indubbia grandezza di Keith Richard e di tutti glialtri celeberrimi settantenni di assalto, il senso, la anima, il corpo, ilpeccato, la maledizione. Rappresenta il grande Satana del gruppo.
L’uomo scandalo ne è il metronomoed i suoi capricci da iperpotente star danno vita o staccano la spina algruppo, che, in questi cinquanta anni di carriera, è emerso e si è inabissatopiù e più volte ( che sia il segreto per lo imperituro successo?)….innumerevolii successi, tra i quali, in chiusura di codesta nota, mi pregerò di rammentarviuno, di certo il meno ridondante dei soliti I can get no satisfaction, Angel etante tante altre, ma che riveste significativa importanza per chi scrive,anche se, come sempre nella musica, per ragioni del tutto intime, soggettive e quasiirripetibili anche nell’ immediato prossimo.
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