mercoledì 25 aprile 2012

Un grande "Arciduca" di Beethoven a Bari con Rovighi, Dillon e De Fusco

Quello di lunedì scorso nell'auditorium Vallisa, per la XIII stagione dell'Accademia dei Cameristi,è stato senz'ombra di dubbio uno dei più belli e significativi concerti tenutisi a Bari in questa prima parte dell'anno di grazia 2012. La presenza della celebre quanto inossidabile pianista napoletana Laura De Fusco, accanto a due tra i migliori musicisti italiani della loro generazione come il violinista bolognese Giulio Rovighi ed il violoncellista torinese Francesco Dillon, entrambi componenti del notissimo Quartetto Prometeo, faceva del resto presagire i felicissimi esiti della serata tutta beethoveniana che li avrebbe visti protagonisti. Sin dall'incipit del programma con le raffinate, godibili dodici variazioni per violino e pianoforte in fa maggiore da "Le nozze di Figaro" e le sette variazioni, questa volta per violoncello e pianoforte, sull'aria "Bei maennern, welche Liebe fuehlen" tratta dallo "Zauberflote", sempre di Mozart, già si capiva cosa sarebbe potuto diventare nella seconda parte l'assieme di tre così bravi artisti. Ed in effetti, l'interpretazione del più bel Trio di Beethoven, noto come l'Arciduca, per via della dedica all'Arciduca Rodolfo d'Asburgo, futuro arcivescovo di Olmutz, allievo oltre che grande amico a Vienna del Titano di Bonn, è stata di esemplare bellezza. Staremmo qui a parlarne per ore, ma questo blog non vuol regalare elzeviri, nè adulazioni a nessuno. Raccontare la Musica è già cosa difficile, se non impossibile, figurarsi quando un'esecuzione tocca vertici sublimi come quelli toccati l'altra sera da un'ispiratissima Laura De Fusco al paino, beethoveniana doc, insieme al virtuosismo mai edonistico eppure così efficace del violinista Rovighi e a Francesco Dillon, anche lui davvero bravo sia nelle variazioni di ispirazione mozartiana, che nel Trio, dove soprattutto nell'andante cantabile e nello scherzo,ha disegnato con gli altri due Maestri, una tela sonora di armoniosa compattezza e godibile ascolto. Pubblico scarso ma assai soddisfatto. Sarà anche musica di nicchia, come ci confidava la Signora De Fusco alla fine dello splendido concerto, ma se non si riesce a riempire l'angusta Vallisa con una serata beethoveniana di così alto livello esecutivo, forse ha proprio ragione la presidente dell'Accademia, Mariarita Alfino a voler chiudere questa meravigliosa (e quanto faticosa e dispendiosa!) esperienza, o almeno a replicarla in un'altra città, ben più meritevole della nostra. Dispiace dirlo ma è proprio così.

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