sabato 18 agosto 2012

"Un autentico trionfo per la rossiniana Matilde di Shabran al ROF di Pesaro" di Maurizio Dania

"Matilde di Shabran è legata all'arte di Juan Diego Flórez. Con essa il tenore peruviano, il massimo interprete rossiniano dei nostri tempi, si rivelò giovanissimo nel 1996 e la ripropose nel 2004. Quest'anno, dopo averlo ascoltato anche a Londra, sempre nella parte di Corradino, Jdf è il protagonista assoluto, all'apice di una carriera straordinaria. Assecondato dall'elegante regia di Mario Martone, adattata per lo spazio dell'Arena pesarese, deve essere considerato questo binomio una scelta ormai equilibrata e gustosa nei particolari, con le due scale elicoidali rotanti disegnate dallo scenografo Sergio Tramonti a sottolineare l'incessante movimento dell'azione. Che dire di Flórez che non sia già stato scritto? Ha impressionato come non mai per la straordinaria facilità nel salire al sovracuto con forza e senza squilibri, mantenendo intatta la lucente gamma del suo timbro chiaro e suadente; per l'agilità perfetta nella coloratura, per l'eleganza nelle espressioni sentimentali. Cantando una partitura altissima. Scenicamente ha offerto al solito, quindi, una eccellente prova attoriale, costruita sui dettagli del gesto e con palpabile sottigliezza psicologica, fra esasperazioni violente e palpiti dell'animai. Insieme a lui una compagnia di altissimo livello. Olga Peretyatko, giovane soprano di San Pietroburgo, prossima moglie del maestro Mariotti, altro grande protagonista, la cui carriera fu preconizzata, quando molti, ma non chi scrive, criticarono la scelta di un giovane "nome" importante, per la direzione dell'orchestra di Bologna, come fosse un fatto dovuto. Il soprano ha svettato con brillantezza nel canto morbido e avvincente. Il suo stile è rossiniano, ma le capacità andranno anche ad esplorare altri repertori. Anna Goryachova, mezzosoprano pure russo, è stata convincente, come bravi e molto applauditi sono stati gli altri protagonisti; il basso Nicola Alaimo, il saggio medico Aliprando; Paolo Bordogna, addirittura eccezionale nel disegnare con arguzia e intelligenza, il personaggio di Isidoro, aspirante poeta di corte che parla in napoletano stretto. Bravo anche il basso spagnolo Simon Orfila. Poi c'è Mariotti e per lui ci sono solo belle parole ed elogi. E' un grande direttore ed uno splendido concertatore. Grazie all'orchestra bolognese ha lavorato ottenendo un ottimo equilibrio ed è riuscito ad intrecciare tempi elastici e coinvolgenti con un' ottima resa di suono, omogeneo e brillante, elegiaco e tenue quando era necessario. Al termine è stato un trionfo per tutti. Addirittura da stadio per Florez." MAURIZIO DANIA

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