domenica 22 dicembre 2013

La stagione d'opera del Petruzzelli si chiude con un'esemplare esecuzione del Requiem di Mozart



Wolfgang Amadeus Mozart lasciò il suo "Requiem" incompiuto e solo dopo la sua morte esso fu completato da altri compositori della sua Scuola, secondo le stesse indicazioni fornite dal Maestro attraverso una notevole messe di appunti ed abbozzi ritrovati in vari punti della casa dalla moglie Costanza. 
Il mistero che avvolge quest’opera è stato peraltro oggetto per decenni di accanite dispute tra i musicologi più agguerriti. Dal canto nostro, non vogliamo, né siamo in grado certamente di proporre un nostro personale punto di vista nel merito della misteriosa vicenda, né tanto meno di avanzare un’ipotesi attendibile differente da quelle espresse nel corso degli anni da valenti studiosi del Salisburghese.
 È probabile che il velo di mistero che è stato disteso da sempre sulla sua opera estrema non potrà forse mai essere completamente chiarito con i crismi della autentica verità storica. Di sicuro sappiamo solamente che circa due mesi dopo la morte di Mozart, la vedova Costanza Weber consegnava all’incaricato del Conte Walsegg la partitura completa della Messa assicurandone l’originalità; soltanto molto tempo dopo ella improvvisamente rivelava la verità e si veniva pertanto a sapere come il musicista Franz Xavier Sussmayr, allievo di Mozart, fosse l’artefice del completamento dell’incompiuto Requiem.
Dei dodici brani ivi contenuti, Mozart aveva composto interamente solo l’introitus ed il Kyrie, mentre gli altri pezzi sino al Lacrimosa li aveva dettagliatamente stesi con tutte le parti vocali e strumentali conduttrici. Sussmayr si occupò di scrivere gran parte di ciò che effettivamente non c’era (o era allo stato di abbozzo) e di strumentare con più accuratezza quanto lasciato dal suo primigenio Autore.
Lo stile del Sussmayr non aveva certo il gusto e le qualità sopraffine di Amadeus, ma era se non altro nella linea approssimativa della sua Scuola. Sebbene, alcune pesantezze strumentali venivano ad essere inconciliabili ed incongruenti con le straordinarie opere coeve del nostro (si pensi per esempio allo stesso Ave verum ed al concerto per         clarinetto ed orchestra, così straordinariamente solari e nella loro aerea levità).
Con il Requiem, il Flauto magico e le sue ultime sinfonie Mozart pose anche nel campo della musica sacra l’ultima pietra miliare di uno straordinario edificio artistico da lui approntato in soli trent’anni di attività creativa miracolosa.
Se nel Flauto egli annunciava la dottrina del reciproco amore come unica strada percorribile per il raggiungimento della salvezza, mascherando solo apparentemente la sua filosofia massonica di simboli innocenti e favolistici, nel Requiem egli racconta la redenzione attraverso l’amore inestinguibile per un mondo migliore, con una serenità solo a tratti velata da una nota di mestizia.
Si ascolti in proposito il Dies Irae, con la tiepida e commossa eccitazione del quale è pervaso, il Confutatis così intriso di dannazione drammaturgica e di orrori spaventosi, o il celestiale Voca me sussurrato dalle espressive voci femminili che rievoca la spazialità mistica dei Maestri polifonici rinascimentali.
Il Flauto magico in campo operistico ed il Requiem in campo liturgico, rappresentarono fra l’altro luminosi quanto irrinunciabili archetipi per altri celebrati musicisti quali Beethoven, Schubert e Brahms. Con questo Requiem l’Arte mozartiana assurse a livelli supremi di perfezione magistrale ed espressiva...nonostante la mano poco felice del Sussmayr!
Al Petruzzelli di Bari il Requiem è andato in scena praticamente a...Natale (idea indubbiamente poco felice). L'Orchestra ed il Coro della Fondazione in gran spolvero, diretti magistralmente da Karl Heinz Steffens, ex oboista dei Berliner, hanno regalato con sensibilità e musicalità preziose i punti nevralgici della partitura. Buone anche le parti vocali. Caloroso successo di pubblico.
 Purtroppo, come spesso accade, all'esterno del teatro, ci sono state contestazioni all'indirizzo del commissario Fuortes con una fastidiosa sirena, che ha non poco disturbato l'andamento dell'esecuzione. Mentre scriviamo, intanto, è stato ufficialmente offerto l'incarico di nuovo sovrintendente dell'Opera di Roma a Carlo Fuortes.

2 commenti:

  1. Bari si fa - non so quanto colpevolmente - scappare un potenziale ottimo sovrintendente. Speriamo almeno in una virtuosa e fruttuosa collaborazione fra Petruzzelli e Opera di Roma col suo direttore onorario a vita Riccardo Muti

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