martedì 7 maggio 2013

Successo al Petruzzelli per il Così fan tutte "da crociera cinematografica" di Abbado e Livermore


Si sa poco della genesi del Così fan tutte, ossia La Scuola degli Amanti K. 588 di Mozart. Le lettere del genio Salisburghese forniscono scarne informazioni e Lorenzo Da Ponte, librettista dell'opera (come delle Nozze di Figaro e del Don Giovanni: a costituire la sublime trilogia) ne fa solo un breve cenno nelle sue Memorie, citandola con il sottotitolo la scuola degli amanti.

In realtà, lo scabroso tema degli scambi di coppia era stato già utilizzato in vario modo dal teatro d'opera e nella Vienna di allora i fatti di cronaca che implicassero comportamenti libertini nelle coppie dovevano essere alquanto numerosi. Sta di fatto che si sa che l'opera andò in scena al Burgtheater il 26 gennaio 1790 e fu subito replicata per quattro volte, ma poi si fermò il 20 febbraio in occasione della morte dell'imperatore Giuseppe II, quando il teatro venne chiuso per lutto. Gli inizi non furono dunque fortunati: altre quattro, cinque repliche si ebbero a giugno, ma poi l'opera scomparve dai teatri viennesi e fu praticamente dimenticata nell'Ottocento.
L'ambientazione napoletana della vicenda, dove due giovani ufficiali, Guglielmo e Ferrando, sono fidanzati con due dame ferraresi, Fiordiligi e Dorabella, si snoda partendo dalla scommessa per 100 zecchini con il vecchio filosofo Don Alfonso sulla fedeltà delle loro donne. Da lì, sotto la regia di Despina astuta cameriera delle ferraresi e probabile ex amante dello stesso Alfonso, comincia il gioco teso a minare la fedeltà delle amanti. Ma è la musica di Mozart, oltre al sagace e intrigante libretto di Da Ponte, ad illuminare una narrazione che si snoda tra il serio e il faceto, tra il dramma e l'opera buffa di matrice (non a caso) napoletana.


Al Petruzzelli Il Così fan tutte è andato in scena ieri con la direzione di Roberto Abbado e la regia di Davide Livermore. Il creativo quanto spesso stravagante regista torinese ha ambientato l'opera su una nave da crociera, per cui Don Alfonso è diventato il comandante dello scafo, Gulielmo e Ferrando due ufficiali di marina, le due dame sono turiste. Lo spostamento temporale a metà degli Anni Cinquanta e con una lettura cinematografica da film misto a musical (si balla il twist con generosità ed è esibita con gusto una certa carnalità culturista) del tipo "Gli uomini preferiscono le bionde" non è però cercata senza una logica narrativa, ma affonda nell'universalità del tema-amore nelle sue diverse declinazioni (non escluso quello omosessuale). La scenografia di Santi Centineo con questa nave in viaggio sul palcoscenico e un fondale che vede il mare sempre protagonista, insieme ai faraglioni capresi e al Vesuvio all'orizzonte, è fresca e coinvolgente, i costumi di Giusi Giustino sono stupendi, come anche le luci del nostro Giuseppe Ruggiero.
La direzione di Roberto Abbado riapre i tagli, è accuratissima, vibrante, tagliente, ma sempre equilibrata, avvalendosi in continuità con il bellissimo Don Giovanni della scorsa stagione, di un'orchestra raccolta e con strumenti ad arco dotati di archetti barocchi e corni naturali. Il cast vocale ha le sue eccellenze nelle splendide voci maschili del tenore cinese Yijie Shi (Ferrando) - davvero da ricordare la sua interpretazione ben fraseggiata ed elegantissima dell'aria "Un'aura amorosa" del I atto - e di Mario Cassi (uno strepitoso Guglielmo); non da meno e con una teatralità da grande basso comico la prova di Paolo Bordogna (Don Alfonso). Nei ruoli femminili, invece, vanno a corrente alternata le due protagoniste, pur tecnicamente talentuose e abili: la Fiordiligi di Anna Kasyan (la cui dizione italiana non è però priva di macchie), per esempio, svetta assai bene nell'impervia aria "Come scoglio", ma non è altrettanto brava nei duettini. Più a suo agio Anna Bonitatibus (Dorabella) e la pirotecnica Despina di Veronica Cangemi.
Una nota di merito particolare, infine va all'orchestra e al coro del Petruzzelli, bravissimi e concentrati entrambi come non mai. Successo molto caloroso, con applausi meritati (e tante risate) a scena aperta per tutti.

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