sabato 13 aprile 2013

Cyndi Lauper


Questa follettina del post-punk che seppe rimescolare la sua musica quasi come gli abiti che aveva indosso,  ad anticipare di venticinque anni il grunge che avrebbe imperato, è, forse, la prima soft femminista del pop rock mondiale ed una delle madri putative del pop progressive americano.

Tanti titoli, troppi onori e medaglie? Ma che ci importa, noi siamo bloggers e dobbiamo scrivere lasciandoci andare alle emozioni, e, purtoppo- lo sottolineo con immenso dolore- al filo rosso, sempre troppo teso ed ingannatore, dei ricordi amari.
Forte è la tentazione, dunque, di farsi vincere dai marosi, dolci e crudeli della nuova Circe o Calipso  del passato, quasi fossimo quegli eroi, invitti e forti, per definizione, che si fanno legare all' albero maestro della propria vita e che non mollano al canto delle sirene.
Certo, io di sirene e non di sirenette le prodi-absit vere iniuria verbis- gesta io canto e non vi è dubbio che la nostra Cyndi-il cui vero/i nomi di battesimo vi risparmio per brevità- è una autentica sirena.
Quella sua voce un po' gracchiata è un unicum, ma non è mai sbavata, quella delicatezza di pasta e contenuto, in una epoca in cui, di lì a poco, si sarebbero fatte strada le varie madonne e madonnare, con il loro carco di star system e di gossip vuoto quanto centrifugato di inutilità varie e stolte.
Una artista a tutto tondo: la sua voce è servita anche al cinema americano-di animazione e non- per dare voce- noi italiani, per difetto di lingua e per la nostra consuetudine di doppiare, non ci siamo mai accorti delle virtù vocali della nostra- ad un mondo, sia pure esso fosse di artificiosa celluloide.
La sua carriera gloriosa parte dalla fine degli anni 70, ma è nel biennio 85-86 che mette a segno una accoppiata vincente: dapprima un singolo omonimo del film fantastico-tipico spielberghiano anni 80- dal titolo Goonies eppoi, l' anno dopo, con il primo e suo grandissimo- di dodici notevolissimi tutti, ascoltateli, per cortesia- album True Colors, che dà il titolo anche ad una delle più struggenti ballades, io direi, della seconda metà del secolo scorso, ma è il cinema il suo grande amore. Inventa e reinventa colonne sonore, così come reinterpreta successi dell' immenso Marvin Gaye o l' eterna "Unchained Melody" sino a reinterpretare, rinfrescare ed aggiornare " Another Brick in the Wall" dei Pink Floyd.
Una delle poche ad essere così originale da stravolgere le originali pastes e vincere premi per queste sue versioni, quasi fossero nuovi inediti.
Ma è capace di passare da generi diversi ad opposti, da registri canori a vette inaspettate, ancora adesso, anche se noi la vediamo in quelle immagini, un poco ingiallite, da prima MTV, che fanno tenerezza e che danno tanta voglia a noi di lettino prendisole per galleggiare nei flutti del passato.
Il mio invito è, pertanto, uno solo: riscopritela!

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