mercoledì 10 aprile 2013

Un concerto da ricordare alla Vallisa di Bari con Mozart, Wolf e Smetana



E' raro uscire da un concerto di musica da camera e dirsi completamente soddisfatti e felici delle esecuzioni  ascoltate. Resta sempre un pizzico di rammarico per un passaggio un po' sporco o per un fraseggio strumentale eccessivamente forzato.
I concerti dell'Accademia dei Cameristi, si sa, difficilmente però tradiscono le attese, perchè sono preparati con indubbia professionalità e sotto l'occhio e l'orecchio vigile della professoressa Mariarita Alfino, una didatta e pianista che negli ultimi quattordici anni si è dedicata a questo straordinario progetto (unico in Italia) di mettere insieme giovani talenti e artisti di rango con lo scopo di far crescere i giovani e divulgare un repertorio, quello della musica da camera (anche la meno nota e poco eseguita), che non è certamente il genere più facile e popolare in ambito classico.
Giovanni Gnocchi, violoncellista ormai di rango internazionale, lunedì sera ha preso la parola per raccontare il programma che sarebbe stato eseguito, ma soprattutto per ringraziare Mariarita Alfino degli sforzi compiuti (anche economici) in questi anni per tenere insieme e promuovere, anno dopo anno, una stagione cameristica di altissimo profilo. Peccato che la stampa specializzata non se ne sia accorta, ma Bari è noto, Petruzzelli a parte, non richiama i nostri migliori critici musicali. Lo dico perchè dopo lo strepitoso concerto dell'altra sera, se fossero stati presenti loro, i migliori critici nazionali, sarebbero rimasti letteralmente a bocca aperta.
Sul palco della Vallisa quattro bravissimi musicisti del calibro di Laura Marzadori (violino), Gabriele Ceci (violino), Daniel Palmizio (viola) e per l'appunto Giovanni Gnocchi (violoncello) che hanno dato vita ad un programma composito ma di grandissimo interesse.
Dal Mozart dell'avveniristico Quartetto K. 590, alla scoppiettante ed elegante "Serenata Italiana" di Hugo Wolf, sfortunato quanto incompreso compositore-liederista compagno di studi di Gustav Mahler, e per finire lo stupendo Quartetto in mi minore n. 1 "Dalla mia vita", l'autentico top esecutivo di una serata da ricordare.
I quattro avevano già suonato insieme lo scorso anno e devo ammettere che l'intesa tra di loro si è ulteriormente consolidata offrendo eccellenti risultati interpretativi. Se esistessero i mecenati di una volta, non mancherebbero di dire a questi quattro artisti: "State bene insieme, suonate divinamente. Non separatevi, vi sostengo io!"
I ritmi di oggi sono però assai diversi per non dire frenetici; non si può vivere purtroppo di solo...Quartetto!
Ciascuno ha i suoi impegni, i suoi concerti, la sua individualità. L'interpretazione così struggente e al contempo appassionata, bruciante, talora addirittura travolgente per intensità (sublime, per esempio, la turgida cavata melodica di Laura Marzadori nell'indimenticabile "largo sostenuto"), di quel capolavoro autobiografico che è il primo Quartetto di Bedrich Smetana, ha incantato tutti gli spettatori, tanto da far richiedere a gran voce un bis. Vorremmo ascoltarli ancora per ore questi quattro meravigliosi ragazzi, ma il concerto è poi terminato. Si torna a casa felici, ma anche con un impalpabile soffio di malinconia che ci attraversa quando ci chiediamo nuovamente: torneranno gli Illuminati Mecenati di un tempo?

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