venerdì 20 luglio 2012

Con la prima assoluta di Nûr il 38° Festival della Valle d'Itria parla "contemporaneo"

La seconda opera in cartellone nella 38^ edizione del Festival della Valle d’Itria è Nûr (“luce” in lingua araba) opera da camera in un atto, di Marco Taralli su libretto di Vincenzo De Vivo, da un’idea originale di Marco Buticchi. Domani sera, ore 21.00, nel Teatro Verdi di Martina Franca, prima esecuzione assoluta per quest’opera commissionata dal Festival della Valle d’Itria per la prima volta, con il patrocinio del Comune de L’Aquila. Nûr si svolge in una notte, tra i letti di un improvvisato ospedale da campo allestito nel prato di Collemaggio, l’indomani del terribile terremoto che ha distrutto la città dell’Aquila. Narra la storia di una donna senza nome, terrorizzata e confusa, che ha misteriosamente perso la vista nel crollo della sua casa, e che trascorre una notte di delirio e visioni; i compagni di corsia, disturbati dal suo continuo lamentarsi per il buio che la circonda, la chiamano Luce, e si prendono cura di lei un vecchio frate, che nessuno tranne Luce può vedere, e un giovane medico arabo, contrastato a sua volta dalla concretezza spiccia del Primario, che nell’emergenza del momento rimuove lo spazio della compassione umana, vissuta come ostacolo all’efficienza delle cure. Sotto la superficie di questa drammatica vicenda notturna, riemerge la vicenda storica di Celestino V, il papa abruzzese del “gran rifiuto” e di Jacques De Molay, l’ultimo Gran Maestro dei Templari. Il percorso iniziatico della protagonista è sorretto, in primo luogo, dall'esempio illuminante di un grande Santo della cristianità, il primo pontefice della storia che ha parlato della necessità di superare le asprezze e le rigidità delle ideologie e degli schieramenti contrapposti, per di più in piena età medievale, in epoca di crociate e di scontri religiosi interni alla Chiesa e tra Cristianesimo e Islam; e, poi, dalla vicinanza e solidarietà umana e dalla "compassione" di un giovane arabo, musulmano di religione, che l'accompagna per mano in un percorso di affinità elettive solo apparentemente paradossale. I temi dell’integrazione culturale e del superamento delle barriere religiose, del valore del dialogo e della forza salvifica del perdono permeano tutta l’opera con un messaggio civile oltre che spirituale: quello di chi afferma che, oggi, la salvezza per "noi" può venire soltanto dall'integrazione con "l'altro". Ecco di seguito il cast dell'opera: LUCE: Tiziana Fabbricini; SAMIH: David Ferri Durà; IL FRATE: Paolo Coni; IL CAVALIERE: Davide Sotgiu; L'INFERMIERA: Marta Calcaterra; IL PRIMARIO: Emanuele Cordaro; Maestro concertatore e direttore d’orchestra: Jordi Bernacer; Regia: Roberto Recchia; Scene e costumi: Benito Leonori; Ensemble dell'Orchestra Internazionale d’Italia - Ensemble vocale dell’Accademia del Belcanto "Rodolfo Celletti".

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