martedì 10 luglio 2012

"Talvolta la musica non è considerata un lavoro. Riflessioni e conseguenze." di Mariangela Ungaro

"Studiamo una vita, siamo bravi, eccellenti magari, stimati e rispettati da colleghi e maestri… Ci proponiamo nel mondo del lavoro. La gamma di lavoro in questo senso è davvero ampia anche se le varie mansioni non sono considerate allo stesso livello artistico da tutti: ci sono campi che sono interessanti secondo i più, parlo dei concerti di spessore, della composizione di musica per un film o per uno spettacolo teatrale, la consulenza musicale per una radio o per un programma televisivo culturale, la conferenza a tema.. C’è poi un sottobosco di lavori musicali che, a differenza di quelli di vero interesse artistico, considerati tali da molti di noi addetti ai lavori, si devono fare perché il denaro serve a chiunque e che, paradossalmente, sono spesso pagati meglio che non i lavori di alto valore artistico-culturale. Già da questa mia affermazione si comincia a storcere la bocca, pur annuendo con rassegnazione, ma dopo aver letto tutto sarà anche peggio. Qualunque prestazione musicale è un lavoro. Perché il musicista vero lavora. Qui non si fanno distinzioni. I matrimoni ad esempio, o gli eventi in genere (banchetti aziendali, meeting, sfilate di moda..): è un campo relativamente semplice per un professionista della nostra levatura e ben pagato, se si fa capire che è un lavoro. E anche qui comunque bisogna saper lavorare da professionisti. Purtroppo in questo campo ci sono tanti hobbysti –direi anche troppi- che hanno abbassato talmente il livello che, proporsi come musicista in questo campo, è diventato quasi una vergogna per molti. Hanno anche rovinato terribilmente il mercato, perché ci si mette sempre una vita a far capire che ci sono validissimi motivi se un servizio musicale professionale per un evento costa il doppio di quello di un piano-barista per hobby o di chi porta le basettine cantate stile karaoke, o i balli di gruppo da villaggio turistico, amplificate con un impiantino come quello che usa la mia figlioletta di 6 anni..E qui ci si scontra anche col fatto che pochi clienti hanno davvero gusto musicale e competenza in merito. Ebbene il servizio che propone un musicista vero, seppure ad un evento, vale: infatti tutte le volte si avvicinano gli astanti a dire: “E chi poteva immaginare che la musica ad un matrimonio (o meeting etc) potesse essere tanto bella!” Innalzare il livello di fruizione dovrebbe essere una delle missioni di tutti noi. Qualcuno dei clienti capisce, paga volentieri e si ritrova un servizio di prima categoria, altri invece ricorrono agli hobbysti. A loro rischio… Dovreste vedere che aggressività c’è in questo campo! Blog in cui i musicisti o presunti tali si scannano come bestie, si accusano a vicenda, si criticano in modo spietato e si accusano pure di non pagare le tasse… Per non parlare dei ristoratori: quando si arriva con impianti professionali si metterebbero a piangere… “Ma che dovete montà? Er palco dei Pink Floyd?” Sono talmente abituati alla tastierina midi che non capiscono perché diavolo ci si mette un’ora per montare … Alcuni si seccano molto, della musica non gliene frega niente, vogliono solo pulire in fretta e mettere alla porta il musicista. Se al posto di quest’ultimo fosse arrivato un cameriere aggiunto o una bella hostess, sarebbero stati molto più felici. Non dimentichiamo poi che alcune location non sono in regola, la cittadinanza (magari si tratta di castelli siti in piccoli centri) li odia, fanno musica fino alle tre del mattino, (non pagano la siae) e mettono in subbuglio un popolino di poche anime che desidera solo stare tranquillo.. Una volta un ristoratore fece spostare la macchina ai musicisti, una macchina ripiena, come il tacchino di Capodanno, di attrezzature musicali. La misero dove poterono. La mattina dopo, tre gomme erano state tagliate. La cittadinanza aveva colpito..72 ore di passione, tra gommista, treni, viaggi sotto il sole di Luglio, smadonnamenti vari, lacrime e sangue. Almeno l’avessero fatto perché non gli era piaciuta la musica! Alcuni sposi, per tornare al servizio per matrimoni, dicono ai musicisti: “per mangiare, appena fuori di qui c’è il Mc Donald”.. Non commento. Mi limito a credere pienamente a chi me lo ha riportato. Ed è già tanto se il musicista riesce a mangiare, o a fare qualunque altra cosa da cristiano normale, tra orari assurdi di prove, montare e smontare impianti, orari delle performance.. Il rispetto, ecco la questione. Non c’è rispetto. E qui la questione non è se il lavoro musicale è arte in senso pieno o meno. Da parte di nessuno, o di pochi, il musicista è ritenuto un lavoratore. Va denunciato. E andrebbero capite le motivazioni, una buona volta!!! Mi chiedo come siamo arrivati a tanto: colpa degli hobbysti che ci fanno passare tutti per dei “non lavoratori”? Colpa della gente che usa la musica come tappezzeria e ci tratta come la loro donna delle pulizie? (Magari non se rendono nemmeno conto, gli viene naturale). Sarei molto grata a chiunque volesse darmi delle risposte. Perché non siamo considerati lavoratori? Eppure perfino ad un matrimonio i musicisti sono a disposizione dei clienti dalla mattina alla notte. Paghiamo pure le tasse, poveri noi! No: noi non siamo considerati lavoratori. Almeno non in questa nazione. Una volta una signora chiese ad un ragazzo (che corteggiava la sua figliola) che lavoro facesse. Lui rispose: “Il pianista.” E la donna: “D’accordo, ma il tuo vero lavoro..?” Non credo io debba aggiungere altro. Personalmente ho suonato anche alle Maldive, in Giappone, negli Stati Uniti, in Francia, non ero trattata come nel mio paese, mi consola ben poco il detto “Nemo profeta in patria”. Che cosa dovremmo fare per essere considerati come i notai, gli avvocati, i medici, quelli ritenuti professionisti, insomma? Anche quando ci sono questioni sui pagamenti, gli artisti in generale sono sempre l’ultima ruota del carro. Il regista gira il suo bel film, poi si ricorda che servirebbe una musica..Soldi però non ce ne sono più! –Grazie al cielo non è il mio caso, ma è il caso di troppi musicisti e ho il dovere morale di dirlo- Gli sposi ad esempio spendono una fortuna in vestiti (per un solo giorno) fiori, trucco e parrucco, ristorante, bomboniere.. Ma per il fotografo e il musicista? No, quelli se li ricordano alla fine, se se li ricordano, tirano sul prezzo (il grano è finito) e quando sono all’evento sono due zitelle isteriche che se capita che la zia Pinuccia non ha ballato e sembra che non si sia divertita –magari voleva solo starsene in pace- sono pronti a sbranare il musicista..Fortunatamente non sono tutti così, ma anche un solo caso va denunciato, almeno in questa sede. Non è solo questo: ci sono clienti che commissionano delle riprese audio o video dei loro brani musicali, di concerti, magari si tratta anche di maestri di altissimo livello, stimati tali per lo meno. Pagano la prima trance del lavoro. Sono tutti amabili e sorridenti fino a quando gli viene consegnato il lavoro. Al momento di pagare dicono al lavoratore che il prodotto secondo loro è fatto male, non è professionale e non vogliono finire di pagare. Ma il lavoro è in loro possesso. Intanto il lavoro audio o video finisce su internet, pubblicato ovunque su siti, blog..Questo perché non era di gradimento del committente. E si va in cause legali, lunghe e onerose. Chi ha tempo e soldi, in genere il lavoratore artista non ha né l’una né l’altra cosa e se ne torna a casa con le orecchie basse, ingiustamente raggirato e sfruttato. Tanto mica è un lavoro, no?! Sono sconfortata di fronte a queste situazioni, a volte vorrei che tutto il mondo musicale si fermasse, niente più suoni nel mondo, per far capire quanto vale il nostro lavoro: ci devono venire a supplicare in ginocchio e con valigie piene di soldi per fargli sentire una musica. Chissà." MARIANGELA UNGARO http://www.youtube.com/watch?v=RsM_D2y94_k

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