mercoledì 20 marzo 2013

Hannah Arendt e la banalità del male


L' approccio, banale quanto distratto, quando si va a vedere un film della von Trotta, è:" Vabbè, andiamoci a godere la ennesima sparata femminista, quella maschicida, quella arrabbiata, quella un po' cieca ed intollerante".
Ci siam seduti così, io ed il Direttore, sugli alti scranni del Petruzzelli, nel vero senso della parola, essendo stati confinati dalla carenza di posti in quint'ordine...

Va detto, che pur essendo noi accreditati regolarmente quale "Stampa", non possiamo accedere agli eventi serali al Petruzzelli ed alle proiezioni dei  film in concorso, se non a pagamento, come tutti gli altri, al contrario della stampa tradizionale e soprattutto cartacea, che ancor sguazza nel privilegio.
 In ogni caso, si diceva che, noi, con l'occhio beccalino o malupino che dir si voglia, ci siam sorbiti quello che appariva fiele.

Ed invece v'è da dire che il film si è dipanato interessante, partendo dal reportage che la famosissima scrittrice tedesca di origine ebrea, allieva prediletta di Heidegger, il profeta - definito da alcuni soloni frettolosi- del nazismo, fece del processo Eichmann per il magazine americano New Yorker, in cui, in maniera straordinariamente efficace, da enorme donna di pensiero, libera e coraggiosa quale fu la Arendt, tracciò un ritratto azzeccatissimo non solo di Eichmann, ma del biotipo nazista, un funzionario ligio e fedele al suo compito e solo al suo dovere, eredi quasi più della nobile e fedele tradizione  burocratica prussian-weberiana che interprete di un folle gruppo di assassini spietati e massacratori servi di una ideologia aberrante.
Il coraggio delle idee  si rivela potente mette in ridicolo e sferza le coscienze dell' ebreo, sionista ed intollerante anche egli, che isola, odia, disprezza la Hannah quasi fosse una nuova gerarca dal Totenkopf e che definisce Eichmann un essere " incapace di un pensiero autonomo" e dunque come semplice esecutore, come se tutto- e nella sua mente questo avvenne- fosse una conseguenza della degradazione " a nulla" dell'ebreo, una cosa inutile da eliminare semplicemente.
Il coraggio della banalità del male, di tutto questo complesso di ordinaria crudeltà, come effetto di un burocratismo tragico, sì, ma banale; criminale, sì, ma ovvio e scontato in una Germania che si credeva normale e che normale, naturalmente, non era affatto.
A questa abitudine al male ci richiama la von Trotta attraverso la Arendt, questo il messaggio che ha fatto allargare la bocca allo stupore due poveri bloggers. Perdonateci come avete perdonato la Arendt.
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 Hannah Arendt and "The banality of evil"


The movie has been interesting, starting from the report that the famous German did- Jewish writer, favorite pupil of Heidegger, the prophet-defined by some pundits rushed- of Nazism, following the Eichmann. She wrote for the American magazine The New Yorker, in which, in an extraordinarily effective way, as a huge woman of thought, which was free and courageous, Arendt drew a portrait of Eichmann not only fits perfectly, but about the Nazi biotype, an official loyal and faithful to his duty, and only his duty, almost he was a noble and faithful prussian-Weberian bureaucratic officer and not as an  interpreter of a crazy group of ruthless killers and murderers serving an aberrant ideology.
The courage of ideas reveals a powerful weapon of ridicule and clashes against the consciences of jews, their Zionist roots and intolerant themselves even when they cast her away, hate her, despises Hannah as if she was a new  Totenkopf hierarch. She defined, instead,  Eichmann as a being"incapable of independent thought", not simply "beast" and therefore he was simple executor and all of this was a consequence of degradation about Jews "to nothing", a useless thing to delete.
The courage of the banality of evil, this whole complex of ordinary cruelty, as the result of a bureaucracy tragic, but trivial, a criminal behaviour,  but obvious and predictable in a Germany that thought itself normal and normal was not at all.
In this bad habit reminds us Von Trotta's Arendt, this is the message that made our mouth wider because of astonishment. Forgive us as you have forgiven Hannah Arendt.

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