sabato 29 giugno 2013

Pina Bausch e il suo spiazzante Sweet Mambo al Petruzzelli


C'è molta poesia, visionarietà, persino delirio nel teatro-danza che la stessa Pina Bausch coniò come appellativo del suo affascinante quanto eccentrico modo di proporre e di creare.
"Danzare deve avere un fondamento diverso dalla pura tecnica e dalla routine. La tecnica è importante, ma è solo un presupposto. Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti."

Ed è partendo da questa massima significativa che il dolce mambo, ultimo spettacolo della Bausch prima di morire nel giugno del 2009, è proprio la derivazione estrema del suo modo di intendere la danza.
Sulla scena, a parte lenzuoli fluttuanti in dinamiche forme, luci cangianti e suggestive, temporali spettrali, non c'è nulla.
Il film Blaufuchs (1938) incornicia una dimensione unica e di rara suggestione, mentre la compagnia di Wuppertal di Andres Neumann balla follemente e si agita sicura di sé. Ci colpisce nel vortice danzante, la bravura degli assoli di Julia Shanahan, di potenza espressiva inaudita quando si lancia avanti e indietro sulla scena, gridando come un'ossessa. 
Oppure Julie Anne Stanzak quando viene piroettata per i capelli lungo tutto il diametro della spoglia scena da Daphnis Kokkinos. Sono solo due esempi lampanti di quello che accade, di provocatorio e spiazzante, sulla scena del Petruzzelli. La scelta delle musiche ci pare azzeccatissima: Barry Adamson, Mina Agossi, Renè Aubry, Brian Eno, Ryuichi Sakamoto, Hope Sandoval, Gustavo Santaolalla e Trgve Seim.
Il pubblico tace, quasi inebetito, nelle quasi due ore di spettacolo, fino al momento liberatorio dell'applauso grato e convincente. La Bausch icona della libertà e della provocazione, si libra come un fantasma su quel Petruzzelli che la vide grande protagonista di una leggendaria stagione.

Nessun commento:

Posta un commento