venerdì 18 aprile 2014

Successo convincente dell'Orchestra del Petruzzelli e di John Axelrod nel concerto di ieri


C'era molta attesa per questo concerto della Fondazione Petruzzelli. Un programma interessante e stimolante come pochi. Accostare infatti l'arcinota Sinfonia n. 40 di Mozart alla Quarta di Mahler, non è da tutti. John Axelrod (nella foto), al debutto assoluto qui a Bari, lo ha fatto con scioltezza e disinvoltura invidiabili. Purtroppo, il pubblico delle grandi occasioni o è rimasto a casa per via delle condizioni climatiche non favorevoli (pioggia e vento per tutto il giorno!), oppure ha preferito farsi un giro per i c.d. sepolcri. Va detto, tra parentesi, che la giornata di Giovedì Santo è davvero poco consona per allestire concerti del genere. Francamente speriamo che sia l'ultima volta.
In ogni caso, il pubblico c'era, ma non numeroso come ci si aspettava. E veniamo al concerto. Mozart apriva la serata con un capolavoro osannato ai quattro venti, persino dal musicologo Charles Rosen (Non è noto se si ascolti l'opera o piuttosto una prosecuzione sinfonica del Don Giovanni, con i suoi drammi interiori e le tensioni incredibii di cui è pervasa). 
Axelrod ha invece un'idea diciamo più "atletica" e "sportiva" del capolavoro mozartiano. Fa pensare al primo Bernstein, quando attacca con scioltezza, ma con un gesto un po' disordinato (senza bacchetta, tra l'altro) e poco chiaro il primo movimento. Tutto è perfetto e gioioso e l'Orchestra del Petruzzelli non si risparmia affatto, anzi suona, va detto, davvero molto bene. Persino l'ultimo straordinario movimento è condotto con furia e velocità massime che non ti aspetteresti...Il pubblico apprezza ed applaude, non oltre qualche minuto.
Nella seconda parte, il momento tanto atteso è arrivato. Il primo Mahler con l'Orchestra, venuta fuori dai concorsi pubblici, è un esame severo. E la Quarta sinfonia, se all'apparenza sembra lineare e facile come una sinfonia settecentesca, ne è invece l'esatto opposto. Non a caso, la chiamano la Mozartiana o La vita celestiale, è nomignolo non fu più inesatto; anche perchè scartando l'elegante superficie infantile, sotto c'è solo morte e disperazione (il terzo movimento detto Ruhevoll ne è un esempio straordinario!). 
Qui Axelrod ci è piaciuto molto. Perchè ha colto questo messaggio sottinteso, ha puntato sull'estrema delicatezza dell'impasto sinfonico ed ha realizzato una lettura di ottima fattura dell'opera mahleriana. l'Orchestra l'ha ben seguito nel primo movimento, mentre ha perso un po' di smalto nel secondo, e poi si è ben ripresa nel terzo e nel quarto.
Soprattutto Ruhevoll è risultato alla fine il momento topico della sinfonia, dove gli strepitosi e nobili archi dell'Orchestra si sono fatti ben valere, sotto la guida impareggiabile della spalla Paçalin Pavaci, violinista albanese dotato di una spiccata musicalità. Buono ma non eccellente, il contributo di Mihaela Marcu, bellissima soprano rumena, che ha cantato il lied con compostezza e puntualità nel quarto movimento, che dà il nome alla sinfonia.  Alla fine, Axelrod e la Marcu hanno raccolto un convincente successo, con l'orchestra a tributare le ennesime felicitazioni, battendo l'archetto sugli spartiti ed i piedi per terra. 

2 commenti:

  1. Da un affezionato come lei mi aspetto qualcosa di più di un analisi generica come questa. Perché non parla più chiaramente di quello che le è piaciuto o non è piaciuto? L'unico che non si dimentica mai di menzionare è la spalla dell'orchestra. Ha per caso una qualche forma di adorazione nei suoi confronti?

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  2. Non rispondo agli ANONIMI...troppo comodo offendere ed essere acidi, protetti dalla rassicurante cupola dell'anonimato.

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