sabato 29 settembre 2012

Culture Club:la triste ironia



Torna il nostro viaggio nel synth della Inghilterra anni ottanta e la roulette, girando vorticosamente, deposita la pallina nella casella occupata dai Culture Club.

Gli anni del furore sono raccolti tra il 1982 ed il 1986, arco temporale importantissimo e capitale nella storia recente del pop. I buoi e le loro voglie di musica sono confinati da Do you really want to hurt me, una specie di grido di dolore alla Oscar Wilde, in cui la diversità del leader, Boy George, viene elevata a rivincita ed affermazione sociale, oltre che a riconoscimento, attraverso il dolore, di un sentimento che, comunque, è forte e rispettabilmente potente. L' altro corno del recinto è Karma Chameleon, in cui la atmosfera si fa da caribbean carnival e l'aria è speziata, allegra ed agretta come gli odori diffusi per le strade di Notting Hill.
La melodia è dolce e sempre tenera, l'eccesso è la regola e le poderose iniezioni reggae fanno da legittimazione di una nuova Inghilterra che sorge dai fumi del riscaldamento a legna...è aria colorata, è vento caldo che soffia sulle mani infreddolite del teenager brit, che, non a caso, preferisce spellarsele nell' applausometro e, con esse, scucir dalle proprie tasche le poche sterline per abbigliarsi come il suo nuovo guru.
Il Boy decide, con l'accordo pieno dei suoi strumentisti, di percorrere la propria strada. L'esito è noto a tutti, ma la ironia di quella faccia ceronata, paffutella e sempre un po' triste è ancora un must fissato nelle nostre menti da ragazzi.
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