martedì 19 maggio 2015

"SULLE TRACCE DI UN GENIO MUSICALE" di Elena Dandini


Nel secondo appuntamento della Settimana Mozartiana di Terracina la musica cede momentaneamente il posto alla poesia attraverso il convegno di lunedì 18 presso l' Auditorium di S. Domenico, “Sulle tracce di un genio musicale”, dedicato quasi esclusivamente al librettista di Mozart, Lorenzo Da Ponte. Per presentare la figura del sacerdote veneto, al secolo, Emanuele Conegliano  ( 1749- 1838), si sono alternati tre docenti universitari di Roma ed un compositore e docente del Conservatorio di Frosinone: Giovanni La Rosa, Rino Caputo, Luca Bassi e Antonio D’Antò. Un “quartetto” di chiara fama che ha donato il proprio contributo e le proprie eccellenze per evidenziare e sottolineare una personalità variegata come quella di Da Ponte relegata ingiustamente all’esclusivo ruolo di librettista mozartiano. Il primo contributo a ciò è stata la proiezione del docufilm realizzato dal Prof. La Rosa ( novecentista ha  svolto una intensa attività drammaturgica per conto di Scuole Superiori e dell’Università, dal 1990 è collaboratore del Centro di Lingua e Cultura Italiana della Scuola IAD presso l’Università di Tor Vergata) una carrellata di immagini e versi ( “L’urlo” di P.P. Pasolini e “Nuvole” favola di G. La Rosa) per ricreare il percorso di vita di Da Ponte da Venezia agli Stati Uniti dove creò, a New York, la cattedra di Letteratura Italiana alla Columbia University . Nella sua vita avventurosa che lo portò in giro per l’Europa e alla fine anche in America, da Ponte fu un instancabile divulgatore della lingua e letteratura italiane specie di Dante Alighieri. Della sua figura di fine letterato, e non solo, fu anche stampatore, editore, libraio, ha ampiamente parlato il Prof. Rino Caputo (professore ordinario di Letteratura Italiana dell'Università di Roma “Tor Vergata”, ha pubblicato saggi e volumi su Dante, Petrarca, Manzoni e il primo romanticismo italiano, Pirandello e sulla critica letteraria italiana e nordamericana contemporanea) svincolandolo dal ruolo di semplice librettista. “La poesia della musica e la musica della poesia” questi erano Da Ponte e Mozart, un connubio perfetto che li portò a creare tre capolavori assoluti : Le Nozze di Figaro, Così fan tutte e il Don Giovanni.  Da Ponte era consapevole del suo valore tanto da diventare scomodo nell’ambiente letterario non risparmiando polemiche verso  librettisti meno dotati di lui,  fu un  poeta  dal verseggiare facile padroneggiando il linguaggio di Dante, Petrarca, Boccaccio, Tasso,  Metastasio  presenti sempre nei suoi libretti operistici. L’italiano era lingua ufficiale e universale delle opere liriche e non solo, tutta l’Europa colta dell’epoca  parlava il nostro idioma, lo stesso Mozart ne conosceva le più sottili sfumature. Le sue “Memorie”( 1827) scritte in forma di romanzo hanno una grande valenza letteraria al pari di quelle di G.B. Vico, P. Giannone, C. Goldoni e Casanova.  L’intervento delProf. Bassi (ricercatore presso l'Università di Roma 2 e, in cotutela, presso la LMU di Monaco di Baviera sta conducendo dal 2011 un'approfondita ricerca su Lorenzo Da Ponte e la sua produzione librettistica e poetica. Si occupa di librettistica del XVIII° sec. e ha seguito, nel 1994, un corso di musicologia con Roman Vlad)  ha delineato sempre più il rapporto Da Ponte- Mozart  a partire dal loro incontro avvenuto grazie al banchiere Raymund  von Plankestern Wetzlar  il quale possedeva  una lussuosa residenza sulla Hohe Brücke, a Vienna, meta di frequenti visite di Wolfgang, ansioso di ottenere  incarichi e commissioni grazie all’influenza del ricco ospite, ebreo  massone, convertitosi al Cristianesimo nel 1779, Lorenzo si trovava nella medesima condizione e per lo stesso motivo, frequentava la residenza del banchiere. Un incontro che cambierà per sempre  prospettive e approccio al  testo/musica nell’Opera, indissolubilmente legate l’uno all’altra,  reciprocamente dipendenti.  Nei quattro anni che vanno dal 1786 al 1790, il pubblico viennese e  quello praghese, ebbero il privilegio di assistere a quello che  probabilmente è tra i più alti momenti della produzione operistica di  sempre.  Pur nelle loro personalità tanto diverse , ma compatibili, crearono un’alchimia perfetta tra verso e musica  che convergerà nella loro  straordinaria trilogia italiana. La conclusione più logica a questo illuminante convegno è la guida all’ascolto proposta dal M° D’Antò (compositore e docente di Armonia presso il Conservatorio “L. Refice” di Frosinone, docente di Composizione nei Trienni e Bienni presso il medesimo Istituto, alterna l’attività di compositore a quella di direttore d’orchestra dedicandosi in particolare alla musica moderna e contemporanea , ha fondato e tuttora dirige il coro da camera “D. Paris”.  Le sue composizioni sono state eseguite in Italia e all’estero da importanti interpreti) con il primo movimento dalla Sinfonia K550 n. 40 e con l’Aria di Leporello dal Don Giovanni. Da compositore , D’Antò, ha spiegato all’uditorio che esistono due modelli compositivi quello di Mozart e quello di Beethoven. Mozart metteva sul pentagramma la musica solo dopo averla interamente creata e organizzata nella sua mente, tant’è che non esistono correzioni nelle sue partiture ed è questo che lo ha reso genio assoluto; Beethoven invece, “artigiano” della musica, nel senso più alto del termine, procedeva con appunti che segnava non appena aveva l’idea musicale fino alla loro correzione e rielaborazione finale. Due procedure estremamente diverse ma che hanno generato capolavori straordinari.  L’ascolto dell’Allegro Molto ( esecuzione di N. Harnoncourt  con la Chamber Orchestra of Europe) pone l’accento sulla tripartizione della tonalità, dal sol min al fa diesis min in un continuo dialogo fra archi e fiati in cui l’oboe prende il posto dell’organo e dove l’esposizione viene ripetuta due volte, proprio per permettere la memorizzazione del motivo principale, per poi passare allo sviluppo del tema musicale.  L’Aria di Leporello ,“Madamina il catalogo è questo…”,è divisa in due sezioni: un inizio “sfrontato” ( Allegro) in cui il basso-baritono o basso srotola l’elenco delle conquiste del suo padrone in un conteggio da “ragioniere” a cui segue una parte più “delicata”( Andante con moto) in cui  descrive le sue preferenze e le sue modalità d'approccio, destando così l'orrore di Donna Elvira. Nel gorgheggio finale di Leporello “…Voi sapete quel che fa” c’è tutta l’allusione al rapporto carnale trattato da Mozart con inconfondibile grazia ed eleganza.  Si conclude così un appuntamento altamente istruttivo adeguato  all’importanza dell’Associazione Mozart  che sarebbe auspicabile ramificasse in tutta Italia, Frosinone compresa, per dare l’opportunità a chi ama il genio salisburghese di approfondirne la conoscenza grazie a contributi elevati come quelli di questa sera.

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