sabato 1 febbraio 2014

L'Elektra va in Magna Grecia. Successo per il regista Gianni Amelio e il direttore Jonathan Nott


Ieri sera è andata in scena al Petruzzelli, l''Elektra di Richard Strauss, in "prima assoluta" qui da noi, nonostante siano passati più di cento anni dalla sua storica prima del 1905, che si tenne in un teatro berlinese, e a, dire il vero, ebbe solo un tiepido successo.
Ieri, tanta eleganza al Petruzzelli per la prima opera di stagione, orfana di commissario (Carlo Fuortes c'era, ma solo come spettatore) e di sovrintendente (dovrebbe essere deciso il prossimo 7 febbraio nel CdA). Il teatro abbastanza pieno, ma non esaurito. l'Elektra, si sa , è un capolavoro di rara complessità per regia, voci ed orchestra. E diciamo che tutto sommato è andata abbastanza bene.

Gianni Amelio al suo debutto registico in un'opera, dopo anni brillantissimi di carriera nel cinema, ci rivela una chiave di lettura più italiana che tedesca, ambientando la tragedia sofoclea, nella Magna Grecia, o meglio, sui Sassi di Matera. Per cui la scena di Sergio Tramonti si presenta particolarmente suggestiva, grazie anche alle luci incandescenti e variegate di Pasquale Mari, mentre i bei costumi sono dell'esperto Maurizio Millenotti. Un dirupo reclinato, al centro appare un bunker, su uno sfondo di ponteggi, che fungono da scala per accedere agli appartamenti di Clitemnestra. Le donne sono le reali protagoniste dell'opera, Elettra e Crisotemide non perdonano, infatti, alla madre ed al suo amante Egisto, l'uccisione del loro padre Agamennone; tramano la vendetta, in attesa del fratello Oreste che la compirà. Un'opera abbastanza statica, dove a prevalere non sono i movimenti scenici, ma la magmatica musica di Richard Strauss, che qui realizza con cruda efficacia, ma con sfoggio adamantino di timbri e frustate ritmiche di disarmante violenza, un'orchestrazione espressionistica degna non solo della Tetralogia di Wagner, ma anche delle mastodontiche partiture di Schoenberg (si pensi agli smaglianti Gurrelieder, partoriti in quegli anni).
Bravissimo l'inglese Jonathan Nott, direttore emergente di rara sicurezza in questo repertorio, a rivelare tutti (o quasi)  gli impasti armonici e ritmici di una tavolozza sonora così visionaria e feroce. Eccellente il lavoro dell'Orchestra del Petruzzelli, qui integrata da 25 musicisti provenienti dall'Ico di Lecce. Temi dominanti sono il sangue, la vendetta e la morte. Tutti e tre sviscerati nel corso di un'ora e quaranta minuti (senza intervallo, come la Salome) di musica ansimante e preziosa.
Il cast è composto da specialisti: su tutti ha primeggiato la splendida protagonista, la russa Elena Pankratova, una Elettra invasata che di tanto, in tanto ballava come una tarantata. Ottime le prove di Natasha Petrinsky, una delirante Clitemestra, dalla voce scura e inquietante, e di Alex Penda, una Crisotemide dalla vocalità un po' esigua ma appassionata e credibile. Nel ruolo di Oreste, c'era il bravo baritono wagneriano Egils Silins. Successo caloroso. Le prossime repliche: lunedì 3 febbraio, giovedì 6, domenica 9 e martedì 11.

Le foto sono di Carlo Cofano

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