giovedì 26 settembre 2013

La nuova stagione del Centro di Musica Antica Pietà dei Turchini



Si tinge di nuovi toni e prospettive il programma concertistico del Centro di Musica Antica Pietà dei Turchini per il 2013-2014, e non conosce battute d’arresto l’entusiasmo nel proseguire la mission di riscoperta e valorizzazione del patrimonio napoletano nelle  sue connessioni con quello europeo. 
La Fondazione,  impegnata parallelamente nell’ambito formativo, scientifico ed editoriale, coniuga l’offerta di musica dal vivo con convegni internazionali,  Masterclass di alta qualificazione, laboratori di orchestra barocca ed il Concorso Internazionale di canto Barocco “Francesco Provenzale”, che giunge alla sua X edizione e che si svolgerà dal 25 al 26 novembre con una giuria composta da direttori di festival europei di grande prestigio come Utrecht, Nantes, festival barocco di Stoccolma, Teatro San Carlo di Napoli. Grazie alla presenza nei due comitati artistico e scientifico,  di personalità molto diverse tra loro,  la programmazione musicale e scientifica della Fondazione riesce a spaziare nella lettura filologica retta da solide ricerche  tra repertori  diversi, nell’apertura ai più inusitati materiali d’età moderna europea o nei territori sonori lontani geograficamente e temporalmente o nella letteratura musicale obliata sette-ottocentesca. La presenza in stagione  di ensemble e artisti in residenza pluriennale  convive con l’introduzione di ospiti chiamati per la prima volta a Napoli: Odhecaton,  Ensemble Daedalus,  Dolce & Tempesta, La Reverdie, La Divina Armonia, Collegium Pro Musica, Rossoporpora,  Quartetto Gagliano  e ancora Maria Grazia Schiavo, Giuseppina Bridelli, Luca Signorini, Andrea Coen, Lorenzo Ghielmi, Stefano Demicheli, Paolo Da Col, Evangelina Mascardi, lincoln Almada,  Francesco Gesualdi, Emanuele Cardi. Il progetto per la costituzione di un’Orchestra giovanile barocca iniziato nel 2012 si arricchisce quest’anno anche della costituzione di un coro polifonico diretto da Davide Troìa per animare l’altro spazio la Chiesa di San Rocco a Chiaia, di cui grazie alla Compagnia di San Paolo si realizzerà il restauro conservativo che si affianca in un dialogo serrato a quello storico di Stanta Caterina da Siena.
Grazie a collaborazioni consolidatesi nel tempo con organizzazioni, festival e centri culturali di respiro internazionale, il Centro si propone di promuovere  gruppi ed artisti  emergenti e di accoglierne altri di più acclarato prestigio,  alternando, come ha sempre fatto, nuove produzioni alla proposta al pubblico di gruppi e  programmi di successo.
 Il cartellone prenderà il via ufficialmente  il 19 ottobre con un appuntamento che si apre al teatro e i suoi contrappunti di parole, gesti, luci: The Silver Swan con l’Ensemble rinascimentale Daedalus diretto da Roberto Festa e  Monica Mauch soprano, la scenografia e le luci di Toni Casalonga  è  un percorso nella musica elisabettiana del XVI secolo, un percorso che parla l'inglese della lyra viol e di quella malinconia che pare turbare le anime degli artisti britannici del periodo, ma è soprattutto un omaggio al teatro del divino Shakespeare, un monologo sull’amore, il sentimento che ha ispirato le pagine più dense della nostra musica. Canta prima l'uomo che scopre l'amore, il piacere della seduzione, l'estasi dell'istante, la leggerezza dell'emozione. Il nostro eroe si rende poi conto che l'amore è un sentimento complesso che rima a volte con la sofferenza. Segue la fase del disincanto, tappa necessaria per ritrovare la retta via e risorgere verso una "nova vita", un’esistenza nel segno della saggezza.
Si tratta di un percorso ispirato alla tradizione dell'antichità, simile a quello dell'Orlando Furioso o di Dante nella sua "Divina Comedia. The Silver Swan è la storia di un uomo che traversa l’ombra per giungere alla luce. E di luci ed ombre si è occupato Toni Casalonga, direttore di Festivoce (Pigna) e scenografo. Luci ed ombre per accompagnare il pubblico verso la favola e il sogno. Luci ed ombre per evocare ardore e fragilità, gioia e dolore, consonanze e dissonanze, acuto e grave. Lo spettacolo sarà accolto dalla Chiesa Anglicana di Napoli e riceve  la collaborazione e il patrocinio del Consolato britannico a Napoli.  
 Il programma di concerti rivolge uno sguardo privilegiato  al mondo giovanile, realtà da sempre in primo piano nei progetti culturali e formativi della Pietà de’ Turchini, promotrice e organizzatrice di progetti  volti alla crescita ed all'educazione al gusto e alla scoperta di pagine inedite. Per il Centro è un Valore ascoltare una musica e capirne lo spirito, è un Valore soprattutto contribuire a sostenere una generazione che in futuro possa dire grazie a chi l’ha preceduta per avergli tramandato una memoria storica, sociale e culturale, è un Valore trasmettere a chi viene invitato a viverla un’immagine positiva di Napoli.  In questa prospettiva si inquadra il progetto molto impegnativo dedicato alla ripresa in edizione critica a cura di Gaetano Pitarresi del capolavoro Porpora-Metastasio Orti Esperidi 23 e 24 novembre nelle due sedi di Gallerie d’Italia Palazzo Zevallos Stigliano e Museo Diego Aragona  Pignatelli Cortes. Dopo Farinelli dell’Erminia di Scarlatti proposta nel 2011,  e Faustina Bordoni nel 2012, sarà Marianna Benti Bulgarelli, detta la Romanina a fare da protagonista grazie alla voce sublime della soprano Maria Grazia Schiavo che canterà nel ruolo di Venere. A dirigere la partitura di Porpora e a preparare l’ensemble giovanile della Pietà de’ Turchini  ci  sarà Stefano Demicheli, dal 2012 direttore in residenza al centro della Pietà de’ Turchini,  con alcune prime parti del suo ensemble Dolce & Tempesta insieme alle voci selezionate dall’Accademia di Arte lirica di Osimo, con la quale il centro ha sottoscritto una convenzione pluriennale.   Sarà un’occasione preziosa per mettere in evidenza la straordinaria ricchezza espressiva degli anni 20 del secolo “luminoso”, quando intorno ad una star come la Benti Bulgarelli fioriva a Napoli, un entourage che avrebbe cambiato le sorti della scena musicale e teatrale con riflessi in tutta Europa. Intorno a quella che fu una musa indiscussa chiamata la “Romanina”, concentrarono le loro idee figure che determinarono una rivoluzione drammaturgico-musicale ed artistica epocale: il giovane Metastasio scrisse per lei i suoi primi grandi libretti e le prime produzioni destinate al circuito privato della capitale vicereale, avvalendosi di compositori tutti proiettati verso un linguaggio musicale che avrebbe unificato un’Europa allargata i cui confini si estendevano da Lisbona e San Pietroburgo. Porpora è certamente uno dei nomi che segnò questa scena e gli Orti Esperidi su testo di Metastasio, sarà un evento idealmente riconducibile ad un cerimoniale cortigiano  che porterà il centro  alla ribalta internazionale grazie anche  ad un accordo con la piattaforma web u-sophia.com, con la quale la Fondazione Pietà de’ Turchini ha aperto un centro d’arte permanente online per la trasmissione in live streaming e l’archiviazione in memoria permanente di tutte le sue manifestazioni.  L’esecuzione degli Orti Esperidi si lega alla organizzazione di un convegno internazionale sulle grandi attrici cantanti dal ‘500 al ‘700 in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze  e con il coinvolgimento di un comitato scientifico costituito da Siro Ferrone, Francesco Cotticelli, Rosy Candiani, Paologiovanni Maione, Mariafederica Castaldo, Gaetano Pietarresi . Quale seguito di questo progetto il 17 gennaio sarà la vincitrice della scorsa edizione del Concorso di Canto Giuseppina Bridelli a cantare nel ruolo della Benti Bulgarelli in un recital con l’ensemble Concerto de’ Cavalieri diretto da Marcello Di Lisa su autori come Sarro, Scarlatti, Vinci.
Quale contributo alle celebrazioni per il IV centenario della morte di Gesualdo da Venosa, il centro ha chiamato una formazione al suo debutto a Napoli che trova accoglienza nei maggiori festival di musica antica europei, l’Ensemble Odhecaton diretto da Paolo Da Col con il programma Tenebrae previsto il 6 dicembre che accosterà ai responsori del sabato santo di Gesualdo autori come Sciarrino,  Scipione Stella. 
Sulla scia del successo dello scorso anno, si onorerà il 27 gennaio la Giornata della Memoria con l’esecuzione del Don Giovanni di Mozart nella trascrizione del 1788 (un anno dopo il debutto) di Johann Nepomuk Wendt (1745-1801) secondo oboe dell'Orchestra del Teatro di Corte a Vienna, affidata all’esecuzione del Quartetto Gagliano. La sua splendida versione per quartetto del Don Giovanni, realizzata nel 1788, testimonia la sua capacità di affidare ai quattro archi parti di solista, di comprimario e nel contempo di accompagnamento orchestrale, con una democrazia sonora e sensibilità timbrica, rara in un periodo in cui il quartetto d'archi era ancora sostanzialmente un primo violino accompagnato da tre comprimari. Tra febbraio ed aprile saranno introdotti per la prima volta al pubblico del Centro artisti come Stefano Bagliano, Andrea Coen nella esecuzione di un programma bachiano, Evangelina Mascardi e Lincoln Almada con un progetto intorno all’arpa gesuita e alla tradizione musicale delle missioni spagnole in  sud America, qualche talento emergente come Rossoporpora, specializzato nel repertorio rinascimentale e distintosi quale gruppo migliore nell’ultima edizione dello Showcase del REMA a Marsiglia. E ancora Francesco Gesualdi, straordinario virtuoso della fisarmonica, strumento la cui versatilità è ancora da valorizzare per la musica colta, che proporrà nel suo programma dal titolo “AntiContemporaneo” anche un inedito Gesualdiano insieme ad autori del Novecento. Un’altra pagina della nostra gloriosa storia musicale sarà Lo Stabat Mater di Logroscino affidato alle cure del direttore Stefano Demicheli e alle prime parti dell’ensemble Dolce & Tempesta per contribuire alla seconda edizione della Gionata Europea della Musica Antica promossa dal REMA (Rete Europea della Musica Antica), con la collaborazione della European Broadcasting Union e di Radio 3. Altro appuntamento di grande impatto emozionale sarà quello fissato l’8 marzo per la Festa della donna con La Reverdie, intitolato I Dodici Giardini Cantico di Santa Caterina da Bologna (1413-1463) in un ideale accostamento a Santa Caterina da Siena che da il nome all’ex monastero di clausura dove trova la sua sede operativa la Pietà de’ Turchini.  Clarissa, fondatrice del monastero del Corpus Domini di Bologna, è la prima donna nella storia europea di cui si conservano gli autografi di un gran numero di opere lettere, diversi scritti spirituali, laude. Nel monastero di Bologna si conservano anche i suoi dipinti e una violeta da lei suonata: il più antico esemplare di strumento ad arco attualmente noto.
Delle laude di Caterina non è rimasta scritta la musica, ma dalle sue opere sappiamo che il canto delle laude è per lei uno stile di vita, di preghiera, di catechesi, così come anche la sua arte figurativa può essere definita un “pregare con le immagini”. Il canto scandiva la vita del convento come quella dei campi, delle botteghe, delle strade. Tuttavia per Caterina e le sue consorelle la consapevolezza riguardo alla musica quale dono di Dio a sollievo dell’anima e del corpo si traduce in canti che prolungano, dilatano, amplificano il tempo di preghiera, in modo che la preghiera avvolga ogni momento dell’esistenza. Una testimonianza suggestiva, e insieme uno dei pochi documenti sul canto polifonico delle laude nel convento femminile.

Lorenzo Ghielmi con la Divina Armonia accosterà autori di scuola napoletana come Avitrano a Corelli e Vivaldi, mentre Emanuele Cardi eccellenza organistica della Campania alla guida dell’Ensemble giovanile proporrà ad aprile “...lo stupore del tasto, e con le mani, e con la penna..." concerti per ogni sorta di strumento da tasto e orchestra - dal fondo della Biblioteca di Montecassino, con il quale presenta  inediti della scuola napoletana dedicati allo "strumento da tasto" solista. Una prassi molto comune, dettata anche dal fatto che spesso il "concertatore" era anche un virtuoso cembalista e/o organista nonché provetto compositore per motivazioni contingenti il suo ruolo di maestro di cappella o alla corte reale.Un repertorio ancora poco esplorato se non per pochi esempi limitati ai più famosi e celebrati concerti di Haendel o di Sammartini. Ai giovani orchestrali, e alle eccellenze musicali del territorio come Luca Signorini, Pierfrancesco Borrelli, Raffaele Tiseo, Antonio Maione,  si affiderà il  compito dal forte  valore simbolico: recuperare la memoria di un sistema didattico che nei secoli XVII e XVIII  fu considerato all’avanguardia; aprire le porte della Chiesa di San Rocco, di origine Cinquecentesca, affidata dalla Curia alla Pietà de’ Turchini, per sottrarla al degrado e all’incuria, attraverso dei programmi di Residenza Creativa–Re.Crea- cui far partecipare  giovani  talenti del mondo dell’arte, della musica, del teatro, con l’obiettivo di favorirne il difficile passaggio dalla condizione di discenti a quella di professionisti. Una grande responsabilità da parte della Fondazione, che da inizio ad un nuovo percorso quanto mai impegnativo, nella convinzione che un segno di incoraggiamento alle nuove generazioni sia una forma di resistenza ‘attiva’ contro la severità e l’asprezza del momento storico in cui ci si trova ad operare.

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