lunedì 20 febbraio 2017

Il 22 febbraio il violoncellista Misha Maisky suona all'Unione Musicale di Torino.


Da dieci anni Mischa Maisky (nella foto) manca in qualità di solista in una stagione dell’Unione Musicale: sarà dunque un evento molto atteso dal pubblico di Torino quello di mercoledì 22 febbraio 2017, presso l’Auditorium Arturo Toscanini della Rai alle ore 21 (serie dispari e pari di abbonamento). 
Musicista estroso, di forte temperamento e personalità, tra i più grandi violoncellisti del mondo, Mischa Maisky è nato a Riga da una famiglia di origine ebrea e si è formato, nell’allora Unione Sovietica, prima al Conservatorio di Leningrado poi a Mosca, con Mstislav Rostropovich. La sua giovinezza è tumultuosa: è ebreo e per questo viene perseguitato e imprigionato dalle autorità sovietiche, trascorre anche un periodo in reparto psichiatrico per evitare i tre anni del servizio militare obbligatorio, poi finalmente riconquista la libertà con la fuga all’estero, in Israele. Oggi si considera cittadino del mondo: «Suono un violoncello italiano, con archetti francesi e tedeschi, corde austriache e tedesche. Mia figlia è nata in Francia, mio figlio maggiore in Belgio, il terzo in Italia e il più piccolo in Svizzera. Guido un’auto giapponese, indosso un orologio svizzero, una collana indiana e mi sento a casa ovunque ci siano persone che amano la musica classica».
Nelle stagioni dell’Unione Musicale si contano una decina di presenze, particolarmente concentrate nel decennio tra fine anni Ottanta e fine Novanta, quando fu straordinario interprete, tra l’altro, dell’integrale delle Suite di Bach per violoncello solo. Sulla soglia dei settant’anni mantiene intatti il fascino, la personalità e quelle qualità artistiche che Rostropovich non mancò di notare fin da subito definendolo «uno dei più grandi talenti dell’ultima generazione di violoncellisti, la cui musica unisce poesia e squisita delicatezza con grande temperamento e tecnica brillante». 
Per il concerto di Torino insieme alla Franz Liszt Chamber Orchestra, formazione ungherese con alle spalle una solida storia lunga quasi mezzo secolo, Mischa Maisky presenta un programma molto vario che si apre con ilNotturno in re minore op. 19 n. 4 di Čajkovskij, brano tratto dai Six morceaux per pianoforte e trascritto per violoncello e archi dallo stesso compositore russo. A seguire lo struggente Kol Nidrei op. 47 per violoncello e archi, una serie di variazioni scritte da Max Bruch su due antiche preghiere ebraiche. La prima parte si conclude con le virtuosistiche Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra op. 33 di Čajkovskij, scritte nel 1876, qualche mese prima della Quarta sinfonia e dell’Evgenij Onegin, una composizione ispirata alla poetica del Settecento in cui si alternano momenti elegiaci e malinconici a passaggi di bravura che coinvolgono il solista e l’orchestra.
Nella seconda parte due brani orchestrali, il Divertimento per archi di Bartók, composto nel 1939 durante una breve vacanza in Svizzera, poco prima del doloroso esilio volontario negli Stati Uniti in fuga dal regime nazista, e il conclusivo omaggio a Liszt e alla sua terra con l’arrangiamento per archi di Peter Wolf della seconda Rapsodia ungherese.

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