giovedì 2 aprile 2015

Alessandro Cadario, giovane direttore di belle speranze per il Petruzzelli, riscuote un buon successo.


Il programma del concerto di ieri sera al Teatro Petruzzelli era di grande, pregnante significato. Da un lato, l'osservanza della celebrazione pasquale di imminente scadenza (il 5 aprile si festeggia infatti la santa ricorrenza), dall'altro l'impaginazione risultava coerente e drammaticamente coesa nella cornice di una serata al Politeama che vedeva, tra l'altro, la (scontata) conferma del sovrintendente Biscardi alla sua guida, da parte del ministro Franceschini.
Non molti gli spettatori, a dire il vero, ma teatro abbastanza stipato di appassionati e melomani. La serata diretta da un giovane ma promettente direttore d'orchestra, Alessandro Cadario (nella foto), cominciava con l'ouverture di Cherubini "Demophoon", opera preziosa e mai eseguita qui a Bari, a seguire poi la bellissima sinfonia Incompiuta di Schubert,ed infine, il maestoso e coinvolgente Stabat Mater di Rossini. Come si può notare, tre compositori legati da elementi comuni ed evidenti di estrazione storica, sociale ed anche estetica.

Schubert e Beethoven vissero una vita parallela, senza mai incontrarsi, ma l'uno considerava l'altro come un Dio Irraggiungibile. Beethoven e Cherubini erano invece legati da un viscerale rapporto tra allievo e maestro. Rossini, anche lui, vicinissimo a sua volta a Beethoven, che in cuor suo lo stimava tantissimo per l'opera buffa, ed in particolare, per il suo fortunato barbiere che furoreggiava a Vienna. Insomma, tre compositori, tre vite, davvero simili e tutti e tre legati (a doppio, triplo taglio) fra loro.
L'esecuzione eccellente della prima parte del concerto, con una Incompiuta molto interessante ed elegante, anche se un po' troppo rallentata, nelle parti finali dei due movimenti, ed un Demophoon invece  ricco di tensione e fermenti preromantici, hanno in parte riscattato la seconda parte del concerto.
Lo Stabat Mater è un grande capolavoro sinfonico-corale. Forse la pagina più bella e sincera di un Rossini molto maturo  e che si era però ritirato dalla durissima "competizione operistica", dopo aver dimostrato comunque, finchè era stato in "gara" di essere il number one indiscusso della sua epoca.
Qui, a fronte di tale immenso lavoro, c'erano l'Orchestra ed il Coro del Petruzzelli e quattro cantanti, di cui solo la soprano (Maria Katzarava) ha veramente fatto capire su che pasta sopraffina e corposa fosse modellata la sua splendida voce. Il direttore, sportivamente, senza partitura ha guidato con autorevolezza gli eccellenti complessi del Teatro, perdendosi purtroppo nella parte finale (un paio di attacchi imprudenti). Del coro non possiamo che dir bene, come sempre preparato a puntino da Sebastiani, a parte il "Quando corpus morietur", tanto sublime, quanto irto di difficoltà, coro a cappella, in cui l'amalgama vocale non è risultata adeguata e sufficientemente corretta e appassionata. Il nostro ricordo più bello, va detto, appartiene ad un lontano passato. 1981, Royal Albert Hall, Londra, con il leggendario Carlo Maria Giulini alla guida della Philarmonia e del superlativo London Philarmonic Chorus, diretto da John Aldis, nell'esecuzione, oggi ancora di riferimento, dello Stabat Mater. Noi, possiamo dirlo con forza, C'eravamo. Innamorati ed emozionati, ad appena 18 anni, da tanta stupefacente Bellezza!


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