sabato 11 aprile 2015

"MUSICA PER INTENDITORI A FROSINONE CON I SOLISTI AQUILANI" di Elena Dandini


Per il quinto appuntamento con la stagione sinfonica della città di Frosinone  cambiano  musica e organico orchestrale,  il Settecento cede il testimone al  Tardo Romanticismo e I Solisti Aquilani prendono il posto dell’Orchestra Sinfonica  del Conservatorio Licinio Refice .  Il programma di questa serata è, sicuramente, più ambizioso e rivolto ad un pubblico di raffinati intenditori , infatti i brani eseguiti non compaiono nei cartelloni concertistici più consueti.
E’ doveroso, prima del resoconto della serata, il mio ringraziamento  al M° Scogna e ai Solisti Aquilani per la loro gentilezza e disponibilità durante le prove, a cui ho avuto il raro piacere di assistere, rendendomi conto della loro professionalità e meticolosità nell’affrontare le partiture in programma, di non  agevole lettura.


La Stagione sinfonica di Frosinone prosegue nel suo percorso affrontando ,questa sera, il tardo- romanticismo, fatta unica eccezione per La Piccola Musica Notturna ( Eine kleine Nachtmusik) di Mozart scritta a fine Settecento (1787), un programma, dunque, tutto incentrato sulla tipologia dell’Andante e su musicalità intimiste della più pura tradizione romantica.
Il primo Andante festivo è quello di Jean Sibelius  (1865-1957), compositore finlandese appartenente alla generazione di Richard Strauss, Mahler e Debussy  che fu, in ogni senso, rappresentante del tardo romanticismo ottocentesco,  anche se visse fino a metà Novecento, fu sempre profondamente legato al sinfonismo tedesco  e  all’espressività musicale di Ciakovskij.  Pur rimanendo fedele ai suoi modelli sinfonici risentì le influenze della musica popolare finnica. Il suo Andante festivo è la trascrizione di un precedente quartetto per archi e, come egli stesso disse, doveva essere eseguito “non veloce , ma con umanità”; ne scaturisce una pagina di grande intensità emotiva nella quale gli archi dispiegano con forza lunghe frasi melodiche in un'atmosfera di spirituale e serena bellezza.
Dalla Finlandia di Sibelius alla Norvegia di Edward Grieg il passo è breve ed ha sempre un andamento elegiaco come le sue Due Melodie op 34 "Herzwunden" (Il cuore ferito) e "Letzer Friihling" (L'ultima primavera). Nella prima (Allegretto espressivo, do minore), dopo una sorta di corale introduzione, il canto è affidato al violoncello, mentre l'orchestra si riserva un ritmato, partecipe accompagnamento  ad enfatizzare la sofferenza dell’abbandono d’amore . Nel secondo (Andante, sol maggiore) i violini primi riprendono la loro preminenza melodica con un inizio algido nel ricordo del periodo invernale. Grieg (1843-1907) è considerato il più grande compositore norvegese, conosciuto in particolare per il Concerto per pianoforte in La minore, le musiche di scena per il Peer Gynt di Henrik Ibsen e per alcuni dei suoi Pezzi lirici ed è  quello per il quale si può più a buon diritto parlare di arte naïf, fresca, ingenua e ,come Sibelius, inserisce nel proprio stile compositivo la lingua musicale del folklore locale.
Unico compositore italiano della serata , Giacomo Puccini  (1858-1924) con i suoi Crisantemi , un’ elegia per d’archi, una delle poche pagine di musica da camera scritte dal Maestro di Lucca. Questa pagina breve e poco conosciuta, nacque nel 1890 in una sola notte, alla notizia della morte di Amedeo di Savoia, duca d’Aosta. Con un inizio in pianissimo e dolcissimo con un portamento quasi mahleriano, Puccini infonde nella partitura tutta la mestizia e malinconia novembrine  e i due temi principali  tre anni più tardi, vengono ripresi nell’ultimo atto della Manon Lescaut.
Per ritornare nell’area nord europea ci si affida all’ascolto di un compositore contemporaneo estone conosciuto principalmente dagli “addetti ai lavori”, Arvo Part con  Silouans Song (1991) brano dalle sonorità nordiche inizia con un “pianissimo” come un velo impercettibile proseguendo con un “forte” centrale pieno e rotondo , tutto di una dolorosa suggestione da Marcia funebre accentuata dal “grido di dolore” del primo violino. Part inizialmente imparò a comporre con il sistema classico basato sugli insegnamenti di Rimskij Korsakov, solo in seguito approfondì lo studio sulla dodecafonia che lo condussero a sperimentare i sistemi compositivi delle avanguardie dell'epoca. Nonostante questo giunse alla conclusione che "la sua convivenza con l'atonalità lo stava portando a un vicolo cieco", così decise di studiare il barocco e il canto gregoriano conducendo contemporaneamente una ricerca di semplificazione progressiva nella sua musica, allo scopo di eliminare il "superfluo" e l'esagerazione dalle sue composizioni, Il risultato fu la creazione (1976 "Cantus in memoriam Benjamin Britten") di un nuovo stile molto rigoroso ed originale.
Un programma ricco di suggestioni emotive che continua con Sergej Prokofiev  (1891- 1953) e il suo Andante. Precocissimo come pianista e compositore fu allievo del sempre presente  Rimskij-Korsakov  al Conservatorio di Pietroburgo imponendosi all’attenzione di pubblico e critica come compositore ardito e come ottimo pianista. Può considerarsi, altresì, il primo compositore di musiche da film (Alexandr Nievski, Ivan il terribile, La congiura dei Boiardi del regista Eisenstein)da cui molti hanno preso spunti , anche il nostro Ennio Morricone.  L’Andante eseguito questa sera è la trascrizione di un quartetto  diviso in tre episodi musicali dal respiro onirico e particolarmente ostico per l’intonazione strumentale , caratteristica dei lavori del compositore russo, tanto da essere definito da qualcuno “cubista in musica”.
Ultima voce fuori dal coro quella di W.A.Mozart  e della sua Piccola Musica Notturna in Sol maggiore K 525,  un notturno per archi  del 1787. Si tratta di uno dei notturni orchestrali più celebri, una composizione breve di struttura relativamente semplice ma ricca di idee melodiche portate avanti con grande leggerezza e fluida continuità, nell’ allegria sprigionata vi è talvolta qualcosa di cupo, di nascosto come ha sottolineato il critico e pianista Barenboim.  La composizione si presenta  con quattro movimenti  ( Serenade-Allegro; Romance-Andante; Minuet-Allegretto; Rondò-Allegro) e rientra in questo modo nel canone della sinfonia viennese.
I Solisti Aquilani, nati nel 1968 dalla volontà del M° Antonellini, sono una solida realtà nel panorama musicale italiano ed internazionale pur negli avvicendamenti  generazionali  e i dodici giovanissimi archi di questa sera dimostrano tutta la qualità di un organico storico. Flavio Emilio Scogna (compositore e direttore d’orchestra dall’importante bagaglio di collaborazioni con l'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di S.Cecilia, l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma, l'Orchestra Sinfonica di Stato Ungherese, , L'Orchestra dei Pomeriggi musicali di Milano, la Filarmonica Toscanini di Parma per citarne solo alcune, allievo di Luciano Berio e Franco Ferrara, particolarmente impegnato nella diffusione della musica contemporanea ), li ha guidati  in un percorso  non facile attraverso una lettura fedele e curatissima delle sfumature e dei particolari preziosismi delle partiture con un lavoro, ascoltato già alle prove, da certosino e cesellatore del pentagramma.  Due i bis richiesti con particolare insistenza dal pubblico, il primo movimento dalla Piccola Musica Notturna e il brano di Arvo Part. Concludo con una citazione di Scogna ai suoi orchestrali: “La perfezione è nei particolari, ma la perfezione non è un particolare”  e questa sera ne abbiamo avuto tutti ampia conferma.




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