mercoledì 30 maggio 2012

Con Valery Gavrilin, un viaggio musicale tra cinema muto e treni a vapore

" Dove si va stasera?", dico al Directòr Maximo. " All' Unione!"-ribatte Lui...Che, nel gergo di noi che postiam bene, non costituisce un richiamo patriottoco o neoirredentista ma, molto più semplicemente, corrisponde all'ordine di recarsi al Circolo Unione.
Quale emozione risalire quelle scale ed infilarsi nello storico Salone degli Specchi, caldo quasi come un altoforno, vista la temperatura ormai estiva di fine maggio. Sciogliendoci nell' attesa, tra bella gente, molto ben abbigliata e, in certi costumi, assai ben inguainata e scoperta - sempre osservando, però, massima eleganza unita a decenza- commentavamo le antifone del sesto concerto dell' anno, organizzato dall' Associazione Musicale " il Coretto" di Bari, benemerita società di autentici amanti della musica, "in campo ed in ballo" da molti anni, sempre con meritato successo, nonostante le perenni difficoltà del momento.
Il significativo programma consisteva nell' integrale, in prima nazionale, per pianoforte a quattro mani di Valery Gavrilin, compositore di Leningrado, vissuto una sessantina di anni tra il 1939 ed 1999, con una spiccata tendenza verso il neoromanticismo alla Shostakovich, venato da dissonanze laceranti o comicissime a seconda dei casi.
Il titolo del lavoro "Sketches", scritto e diviso in tre volumi, era del resto già eloquentissimo di suo, come si dirà tra breve.
Non prima, però, di aver ricordato i due protagonisti della serata: Luana Scavuzzo e Michele Sgaramella, qui sotto, celebratori del rito sketchistico e rivelatisi solidi ed affiatati interpreti di queste coinvolgenti pagine a quattro mani.




Il programma si è snodato piacevole, soprattutto quando si è entrati nella sedes materiae. Difatti, come si diceva in precedenza, si è trattato di una serie di diciotto rapidi brani musicali, appunto razzenti come sketches cinematografici dal sapore vagamente operettistico, che riproducevano varie situazioni ritmiche: dal "Galop" al "russische" Waltse, molto polkato sino al giocoso ritmo sincopato da cinema muto.
Per l'appunto, complice un pianoforte non accordatissimo ma soprattutto assai vecchiotto, come l' antidiluviano Petrof del Circolo, l' atmosfera, però, quasi magicamente, ci ha riportato alla memoria di quelle prime sale polverose ed improvvisate, in cui si proiettava, su di un telaccio, la infiammabilissima celluloide ed in cui, tra coni di fumo, descritti dal tracciante luminoso del proiettore, si esibiva il pianista narratore musicale.
In un clima, insomma, alla Buster Keaton o alla Harold Lloyd, ci siam ritrovati, noi due, orecchi dionisiaci, in una vettura di prima classe di quei trenini a vapore di oltre un secolo fa, mentre, durante la esecuzione di " At the Coachman's Quarter", che riportiamo in fine di articolo, non a caso, il più richiesto dei bis dopo la esibizione ufficiale, si volava, insieme a John Ford, sulla "Stage Coach" di Ombre Rosse. Successo meritato da parte di un folto pubblico.

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