domenica 20 maggio 2012

Nell'anno dell'austerity "sold out" per la Tosca della Fondazione Petruzzelli

Nell'anno del commissariamento, con tagli sostanziosi ai contratti di collaborazione e alle produzioni, rispetto a quanto realizzato gli anni scorsi, ma con cifre finalmente chiare, limpide e inattaccabili, Carlo Fuortes non guarda in faccia a nessuno e va avanti nella sua opera di risanamento della Fondazione Petruzzelli. Lo abbiamo letto sui giornali nei giorni scorsi e lo ha ribadito lo stesso commissario straordinario venerdì scorso nell'incontro pomeridiano con la stampa in occasione della presentazione della Tosca di Puccini, in scena dal 24 maggio: "Non ci sarà nessuna orchestra in sanatoria, nè coro condonato. Non è infatti immaginabile qualsivoglia ipotesi che eluda la legalità e dunque ci sarà la necessità a breve di procedere a concorsi di evidenza pubblica, per il completamento della pianta organica della Fondazione Petruzzelli. Chi pensa il contrario non ha forse a cuore il rispetto della dignità di decine e decine di artisti costretti da tempo a lavorare con dei contratti impropri." Sulla correttezza giuridica delle affermazioni del commissario straordinario non ci piove, ma la tensione in questi giorni di prove della Tosca diretta da Alberto Veronesi (appena nominato direttore musicale e artistico del Grande Teatro di Tianjin in Cina), con il debutto alla regia di Michele Mirabella, si taglia a fette. Da settimane la Cgil è di nuovo sul piede di guerra per la precarietà di coro e orchestra e soprattutto per il taglio verticale da parte di Fuortes di una pur minimale stagione sinfonica, nonostante essa sia prevista nello statuto di una qualsivoglia fondazione. Dato che naturalmente riduce di molto le giornate lavorative rispetto allo scorso anno, considerato che per la maggior parte dei professori del complesso barese si tratta solo di contratti a chiamata. Tornando nel merito della Tosca non si è però certo risparmiato come per il raffazzonato e frettoloso Barbiere rossiniano di qualche settimana fa (persino i costumi di Giusi Giustino sono stati chiesti per tempo in prestito al San Carlo di Napoli). Mirabella ha poi raccontato brevemente l'idea che ha della regia di Tosca, aiutato per l'occasione dai fidatissimi scenografi Cappellini e Licheri e dal disegno luci di Franco Ferrari; un'idea ben lontana, va detto, dalla svagata esuberanza dei minimalisti o peggio di coloro che "vivono" di spostamenti temporali delle vicende operistiche portandole ai giorni nostri, come se fosse ormai cosa obbligatoria nel teatro contemporaneo. Sarà pertanto una Tosca non tradizionale, ma tradizionalissima. Ci saranno persino le campane utilizzate per la Prima di Tosca del 14 gennaio del 1900 al Teatro Costanzi di Roma, come ha ricordato Veronesi. "E' importante che un regista si occupi di far vedere allo spettatore la musica che ascolta - confida Mirabella - come diceva lo stesso Puccini. Non di altro." Sette recite tutte esaurite sono un bel risultato a Bari. La Tosca è un'opera che tira sempre al botteghino. E se ogni anno si realizzassero solo Tosche, Trovatori, Rigoletti, e Traviate, statene pur certi nessun teatro italiano rischierebbe il fallimento. Ma è questa la corretta politica di gestione di una fondazione lirico-sinfonica? Al momento nel caso barese parrebbe di sì, anche se Fuortes non sembra darsi pace e lo ostenta, per aver sentito parlare di un bilancio squallido. E a dirlo è stata la Cgil. Dopo il braccio di ferro di marzo con l'occupazione del teatro, il clima all'interno del Petruzzelli sembra essere tornato nuovamente pesante. Fuortes però avverte gli scontenti: "O si va avanti in questo modo e con questo rigore, oppure la Fondazione rischia di chiudere."

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Quest' opera di Alessandro Romanelli è concessa in licenza sotto la Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported.

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