martedì 29 maggio 2012

PRIMA ASSOLUTA AL CASTELLO DI BARI DE "IO SO CHE A ME BAMBINO"

IN PRIMA NAZIONALE, VENERDI’ 1° GIUGNO ALLE 21 (REPLICHE SABATO 2  E DOMENICA 3 ALLE 21) AL CASTELLO SVEVO DI BARI VA IN SCENA LO SPETTACOLO “IO SO CHE A ME BAMBINO”, NOVITÀ ITALIANA LIBERAMENTE ISPIRATA A “ENRICO IV” DI LUIGIPIRANDELLO PER LA REGIA DI VITO SIGNORILE.
IN SCENA GLI ATTORI ANTONIO SALINES, TINA TEMPESTA, ANTONELLA GENGA, ALFREDO VASCO, ENZO VACCA, MINO DECATALDO, STEFANIA BOVE, FRANCESCO LAMACCHIA,MARCANTONIO GALLO E PATRIZIO ALTIERI.
Il Gruppo Abeliano, venerdì 1° giugno alle 21 (repliche sabato 2 e domenica 3
alle 21), presenta in prima nazionale al Castello Svevo di Bari lo spettacolo
“Io so che a me bambino”, novità italiana liberamente ispirata a “Enrico IV” di
Luigi Pirandello per la regia di Vito Signorile e la drammaturgia di Ettore
Catalano. In scena gli attori Antonio Salines, Tina Tempesta, Antonella Genga,
Alfredo Vasco, Enzo Vacca, Mino Decataldo, Stefania Bove, Francesco Lamacchia,
Marcantonio Gallo e Patrizio Altieri e con il cantante lirico Antonio
Stragapede (basso e baritono). Le musiche originali sono di Gianni Giannotti, i
costumi di Francesco Capece, le immagini di Mario Cristofaro e Luca Ruzza. Lo
spettacolo è allestito con i fondi P.O FERS Puglia 2007-2013 “Puglia location di grandi eventi”.
Un borghese romano prende parte ad una mascherata in costume nella quale
impersona Enrico IV, alla messa in scena prendono parte anche Matilde di Spina,
donna di cui è innamorato, ed il suo rivale in amore Belcredi. Quest’ultimo
disarciona Enrico IV che nella caduta batte la testa e si convince di essere
realmente il personaggio storico che stava impersonando.
La follia dell'uomo viene assecondata dai servitori che il nipote di Nolli
mette al suo servizio per alleviare le sue sofferenze; dopo 12 anni Enrico
guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per
rubargli l'amore di Matilde, che poi si è sposata con Belcredi ed è fuggita con
lui. Decide così di fingere di essere ancora pazzo, di immedesimarsi nella sua
maschera per non voler vedere la realtà dolorosa.
>Dopo 20 anni dalla caduta, Matilde, in compagnia di Belcredi, della loro
figlia e di uno psichiatra vanno a trovare Enrico IV. Lo psichiatra è molto
interessato al caso della pazzia di Enrico IV, che continua a fingersi pazzo, e
dice che per farlo guarire si potrebbe provare a ricostruire la stessa scena di
20 anni prima e di ripetere la caduta da cavallo. La scena viene così
allestita, ma al posto di Matilde recita la figlia. Enrico IV si ritrova così
di fronte la ragazza, che è esattamente uguale alla madre Matilde da giovane,
la donna che Enrico aveva amato e che ama ancora. Ha così uno slancio che lo
porta ad abbracciare la ragazza, ma Belcredi, il suo rivale, non vuole che sua
figlia sia abbracciata da Enrico IV e si oppone. Enrico IV sguaina così la
spada e trafigge Belcredi ferendolo a morte: per sfuggire definitivamente alla
realtà "normale" (in cui tra l'altro sarebbe stato imprigionato e processato),
decide di fingersi pazzo per sempre.
In questa riscrittura di Ettore Catalano, prende vita, nel prologo, il
fantasma dello stesso Pirandello e di sua moglie Antonietta. Una tesi per
comprendere i motivi della “passione” di Pirandello per il tema della pazzia.


NOTE DI REGIA
Abbiamo immaginato una sala o un atrio interno di un castello (tra i tanti
grandi e piccoli di cui è ricca la Puglia a partire dal nostro Castello svevo
ideale per rappresentare anteprima e prima nazionale) in cui collocare gli
elementi scenici per ricreare l’ambiente esatto in cui avvolgere e coinvolgere
attivamente gli spettatori in “visita” al “pazzo” Pirandelliano.
La “responsabilità” di questa audace reinvenzione drammaturgica, essendo
affidata ad uno dei massimi studiosi di Pirandello come Ettore Catalano,
docente presso l’Università degli Studi di Bari e di Lecce, offre solidità
culturale e certezze all’intero progetto.
L’esigenza di conservare integra la filosofia del grande drammaturgo
siciliano mi è parsa pienamente raggiunta e i personaggi fotografati da
Pirandello nell’opera di riferimento Enrico IV  e quelli immaginati da Ettore
Catalano, quali lo stesso Pirandello e sua moglie Antonietta, quasi a volere
creare uno straordinario confronto di Pirandello con se stesso, sono
interpretati da alcuni degli attori più rappresentativi della scena pugliese.
Tutto questo ha moltiplicato sicurezze e incoraggiato all’artificio scenico
di fare degli spettatori, costretti essi stessi al mascheramento, altrettanti
giudici circa l’autenticità e l’entità della pazzia del protagonista... o degli
astanti, e replicare tutto il fascino misterioso dell’essere e dell’apparire
che rimane uno dei temi più cari a Pirandello.
Per informazioni: 080.542.76.78.

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