venerdì 25 maggio 2012

Un grande Scarpia per una "Tosca" da applausi al Petruzzelli

Finalmente, dopo tanto tribolare, scandali, commissariamenti, tagli e polemiche a non finire, la Fondazione Petruzzelli ha confezionato uno spettacolo bello sia da vedere che da ascoltare, senza inutili fronzoli o eccentrici voli pindarici. La Tosca di Puccini, andata ieri in scena nel Politeama barese, capolavoro assoluto che dà il via alla svolta dell'opera italiana (e non solo) nel Novecento, ha infatti messo d'accordo tutti. La regia di Michele Mirabella, sulle filologiche scene di Alida Cappellini e Giovanni Licheri, ha mantenuto appieno promesse e premesse della vigilia, ed è stata ben curata e fedele al libretto e naturalmente ai dettami pucciniani. Il poliedrico Mirabella che di mestiere nella sua vita non ha fatto e non fa solo il regista, ma anche l'attore, il giornalista, il conduttore (da anni, si sa, colleziona programmi di successo in Rai), il sovrintendente, il direttore artistico, il docente di comunicazione all'università, ha regalato a tutti noi una bella pagina su cui ha scritto: ecco come fare teatro di qualità senza spendere un patrimonio. Egli sa muovere con intelligenza, sulla ricca scenografia proposta, i suoi "cantattori": splendido, a questo proposito, nella sua opulenza vagamente zeffirelliana il travolgente momento del "Te Deum" che chiude il primo atto. Da segnalare gli esemplari costumi di Giusi Giustino, generosamente prestati dal San Carlo di Napoli. A dirigere la musica immortale di Puccini c'era poi il maestro Alberto Veronesi, che della Tosca conosce ormai ogni segreto, e ha maturato negli anni un'interpretazione non solo vibrante e drammatica nei suoi momenti rituali (si pensi allo straordinario duetto Tosca-Scarpia del secondo atto), ma anche sempre più fine e ricercata nelle talora sorprendenti sfumature che ottiene grazie ad un suono caldo, seducente e mai volgare. Bravo Veronesi anche nel seguire e sostenere i cantanti con un equilibrio eccellente tra buca e palcoscenico. A dargli una mano fondamentale e imprescindibile in questa bella lettura di Tosca, c'era la magnifica Orchestra del Petruzzelli, ancora una volta artefice di una prova di smagliante bellezza, sicura negli archi, ammaliante nei legni, debordante negli ottoni. Il coro della Fondazione e quello dei bambini, preparati rispettivamente da Franco Sebastiani e Emanuela Aymone, hanno offerto dal canto loro un valido contributo alla completa riuscita dello spettacolo. Nella compagnia di canto di ieri, spiccava senza dubbio lo straordinario Scarpia di Marco Vratogna, a mio sommesso parere, uno dei migliori cantanti del ruolo in circolazione: voce di buon metallo, dizione perfetta, eccellente declamato, recitazione sicura e "cattiva" al punto giusto. Walter Fraccaro è stato complessivamente un buon Cavaradossi; la sua voce ricorda un po' quella dell'indimenticabile Mario Del Monaco. Squillo potente negli acuti (anche se rischia troppo...), legato e fraseggio discreti, dizione però non sempre chiarissima. E veniamo alla Tosca dell'esuberante e giovane Susanna Branchini, già valida protagonista in Tabarro e Cavalleria Rusticana qui a Bari nel 2010. Non ci è parso, sin da subito, che questa pur brava cantante sia ancora matura per questo difficile ruolo. Possiede certo una solida personalità scenica, ma è proprio nella sua discontinua vocalità di ieri che ha un po' tradito le attese; spinge troppo negli acuti, talora addirittura sguaiati e così aperti da infastidire. Peccato perchè il "Vissi d'arte" è stato un bel momento per lei, apprezzato, tra l'altro, con un corposo applauso dal foltissimo pubblico presente. Tra i comprimari del cast ci piace segnalare la magistrale prova del nostro basso-baritono Domenico Colaianni come sagrestano: non lo scopriamo certo noi, visto che è da tempo un professionista di valore indiscusso nei più rinomati teatri internazionali; buone anche le prove di Alessandro Guerzoni (Angelotti) e Massimiliano Chiarolla (Spoletta). Alla fine, ovazioni e applausi per tutti i protagonisti, nessuno escluso.

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