sabato 5 maggio 2012

Reg strikes forever




Reginaldo alias, per tutto il mondo conosciuto, Elton John; per i britannici, che a queste cose tengono, basta premettere l'appellativo Sir.
Il totem del pop, la icona del glam, il simbolo di una epoca, il sovvenir dell'eterno, come avrebbe detto il mastro Leopardi.
Ebbene, dopo codesto peana, gettiamo un poco di fango involontario per lui, poverino...
Tempo fa, scorsi, nelle teche Rai, un tragico, per noi italioti, filmato in cui niente popo' di più che il buon Gino Bramieri-dimagrito da poco e forse non con tutte le rotelle a posto-fece una sfuriata alla "Delio Rossi", prendendo in giro un giovine Reginaldo, alle prese con la sua "prima"italiana. Il più grande narratore di barzellette dello spettacolo italiano celiò, con soave grazia, il buon Elton circa il fatto che lui non sapesse l'italiano-cosa che a me pare pure buona e giusta-ironizzando sul fatto che, ad ogni stupidottata del meneghino, lui rispondesse con uno stolido sorrisino.....dopo aver traumatizzato a sufficienza un più che infastidito futuro baronetto, il nostro "tolse il suo pesante ingombro" e lasciò sfogare Elton
su un promettente singolo, che rispose al nome di " Crocodile Rock" e già questo non mi par poco. La accoglienza "sovietica" del pubblico nostrano, abituato alle flautate di Battisti e scioccato-scioccamente-dai cantautorazzi impegnati di casa nostra, convinse Reginaldo a far fagotto all'istante.
Ma proprio quella tragica occasione mi è rimasta impressa per la autorità con cui il giovane mostrò personalità e presenza scenica unica, dopo siffatto trattamento.
Se fossi stato spettatore, malato di talent scouting, in quel 1973, avrei predetto grande futuro a quel giovanotto strano e dai cerchiatissimi occhialoni.
Comunque, io, nel 1973, non vi ero ancora, almeno in piena consapevolezza e dopo di questo non sto a dirvi che Reginaldo fu uno dei frutti più maturi della Apple, la casa discografica con la mission di scoprire nuovi talenti, voluta e fondata fortissimamente dai Beatles; che, dopo di ciò, fu uno dei più giovani a scalare la top ten britannica;che, proprio negli anni di Bramieri e delle sue bravate, era già famosissimo negli Usa e che, di lì a molto poco, avrebbe costituito una delle icone del Muppet Show, tanto da venir presentato, con tutti gli onori, questa volta, dal ranocchio Kermit; che, già in quegli anni, era divenuto il manifesto vivente, molto più del suo collega di stile e stilate David Bowie e dei Queen, del glam rock, quella corrente, parallela al misero punk sei Sex Pistols, ma che vi si contrapponeva con decisione ricorrendo agli orpelli più sciaguratamente orpellanti che si potessero mai vedere.
Circa la sua introduzione nella Rock & Roll Hall of Fame, delle milionate di dischi venduti, financo dei suoi successi, che fanno parte, davvero, delle discoteche di tutti è davvero inutile che vi possa parlare; che ognuno, avendo avuto la benevolenza di leggermi, ricordi e faccia girare, nella propria testolina, la traccia che vuole.
Molto più indegnamente, in chiusura, metterò, come sempre, quello che, a me, sembra più significativo e così tiro giù, soddisfatto, il sipario lavando, col sangue blu del mio inchiostro, l'onta dell'offesa bramieriana.


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