mercoledì 22 ottobre 2014

I settant’anni di Ughi: «Ormai qui in Italia la musica fa paura» di Lorenzo Tozzi*


"Festeggia i 70 anni inaugurando giovedì la stagione dell’ Accademia Filarmonica al Teatro Olimpico. Uto Ughi, principe dei violinisti italiani, si è recentemente raccontato in una autobiografia dal titolo Quel diavolo di un trillo . A Roma il solito programma passepartout da Bach a Wieniawski passando per Saint-Saens e per la umorale Tzigane di Ravel.
Quale il fil rouge del programma dedicato, a vent’anni dalla scomparsa, alla memoria di Adriana Panni, instancabile animatrice della storica Accademia?
«Sarà un programma particolare. Niente commemora meglio una persona cara e importante se non una Partita di Bach (la Panni amava molto la Ciaccona ), poi ci sono il violinismo ottocentesco e il Novecento di Ravel».
Che giudizio dà sul cartellone della Filarmonica?
«L’Accademia è stata ed è una grande istituzione. Quando c’era la Panni c’erano grandi solisti e la tradizione prosegue anche oggi. Adriana Panni è stata una delle animatrici musicali e culturali più straordinarie e simpatiche che ho conosciuto. Siamo stati amici per una vita. Mi invitava a suonare da quando ero un ragazzo. Era una donna schietta ed entusiasta, molto fedele alle persone in cui credeva. Era amica di Strawinsky e Rubinstein che apprezzavano questo suo modo di fare un po’ rude, ma leale».
Il suo rapporto con Roma?
«A Roma vengo e suono da una vita. Mi fa molta pena vedere questa situazione drammatica dell’Opera. Non conosco i meccanismi ma trovo penosa la situazione che si è creata per un’orchestra di prim’ordine. È penoso che le istituzioni lascino cadere la cultura. Di quattro orchestre sinfoniche a Roma ne resta ora una sola: hanno chiuso anche quella Regionale del Lazio e quella diretta da La Vecchia. È allarmante: una città che elimina tre orchestre in un anno e mezzo è una vergogna».
Alle soglie dei 70 anni quali le sue considerazioni di artista?
«Forse la saggezza non si raggiunge mai. Ho avuto la fortuna di conoscere tanti grandi della musica che erano persone schive, sincere, modeste. Che differenza con il battage di oggi! Bisogna valorizzare di più la musica presso i giovani, invece c’è una decadenza paurosa. Ma quello in cui la nave sta per affondare è proprio il momento di raddrizzarla e non di scappare all’estero. I teatri stanno chiudendo per incapacità degli amministratori».
Il repertorio che predilige?
«Amo tutta la musica da Bach ad oggi ma in particolare prediligo quegli italiani che ha ispirato i tedeschi. Nelle scuole non si fa niente. Grida vendetta che non si riconosca la tradizione italiana che fino alla contemporanea ha avuto tanti talenti ancora sconosciuti».
E la musica contemporanea anche quest’anno presente nel cartellone della Filarmonica?
«È una caratteristica della Filarmonica l’attenzione per la musica del nostro tempo. Io vi ho eseguito Petrassi, l’ Elogio di un’ombra , con l’autore presente in sala.”
La musica barocca ha fatto passi da gigante negli ultimi trent’anni. Li condivide?
«I complessi barocchi oggi con la scusa della filologia si riducono a suonare con un millimetro di arco e senza vibrato. Ho sentito cose oscene con la scusa della filologia. Spesso manca il talento. Bach era quello di Casals, Stern, Enescu e Menuhin. Il Bach filologico mi fa turare le orecchie».
La moria delle istituzioni concertistiche italiane dipende dalla crisi economica o di idee?
«Una volta c’era una costellazione di enti musicali della provincia con veri appassionati che conoscevano la musica. Poi sono stati decurtati i fondi. Anzi i fondi ci sarebbero, ma vanno in altre direzioni, quelle delle lobby politiche e non della gente onesta che si rimbocca eroicamente le maniche».
A chi spetta incoraggiare i giovani?
«Alle scuole. Nei cartelloni la stragrande maggioranza è di nomi stranieri e così i giovani artisti italiani devono espatriare. C’è troppa esterofilia nelle nostre programmazioni e troppo provincialismo. Si pensa che chi viene da fuori è meglio, ma spesso si tratta solo del prodotto delle agenzie».
Da decenni si parla di inserire la musica nelle scuole di ogni ordine e grado, ma non se ne è fatto niente. Chi ha paura della musica in Italia?
«La musica affina l’intelligenza, il gusto e la sensibilità. Invece trionfano il degrado e la corsa verso volgarità e grossolanità. La gente non pensa più e così si fa guidare come delle pecore»."
Lorenzo Tozzi
(Fonte: Il TEMPO. IT, 21 ottobre 2014)

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