venerdì 31 ottobre 2014

Il novantenne Aldo Ciccolini regala al Petruzzelli di Bari un memorabile concerto.


Ad inaugurare la 73esima stagione della Camerata Musicale Barese è stato chiamato un autentico "mostro sacro" del pianismo internazionale: Aldo Ciccolini. Giunto ormai al traguardo dei suoi novant'anni, il celebre pianista napoletano, naturalizzato francese, tornava al Petruzzelli dopo un paio d'anni.
L'attesa era vibrante, considerato che il bellissimo programma elaborato, sembrava dissimulare al suo interno una chiave di lettura metaforica: le sublimi Quattro Ballate op. 10 di Brahms affiancavano due struggenti Notturni op. 62 e la maturità dolorosa della Polonaise-Fantasie op. 61 di Chopin, inframmezzati dalla rutilante e gioiosa Tarantella. Nella seconda parte poi, alla raffinata, quanto superbamente eseguita, Suite op. 18 di Borodin, splendida nella sua innata freschezza, si affiancava la Sonata giovanile op. 7 di Grieg, pagina assai poco amata dai pianisti, ma che Ciccolini ha saputo qui riprendere con insolita delicatezza.
Quando giunge sul palcoscenico, il Maestro si aiuta con un bastone ed un giovane allievo lo aiuta a percorrere (una scaletta di tre gradini è un pericoloso ostacolo!) i pochi metri che lo separano dal pianoforte. Non c'è un gradissimo pubblico: i palchi sono quasi tutti vuoti, mentre la platea e gli ordini superiori sono assiepati, ma non pieni. Ci saremmo francamente aspettati maggior presenza di pubblico, considerata l'inaugurazione. Il tremillesimo concerto della Camerata è così partito, finalmente, dopo la tragica scomparsa di Claudio Abbado, lo scorso anno. Lo hanno ricordato il presidente Giovanni Girone ed il critico-testimone di più di 1000 concerti, Nicola Sbisà, prima dell'inizio della magica serata.

Le quattro Ballate, erano insolitamente rallentate, ma questa scelta ciccoliniana, regalava un delicato candore ai brani, ascetici e nordici come non mai. E poi il tocco così cristallino su un pianoforte di raro splendore come il Bosendorfer, risplendeva in tutta la sua bellezza. A dispetto della sua età il pianista napoletano suona miracolosamente bene. Appena seduto al pianoforte se ne riconosce la linea solida e antica. In particolare nella terza ballata, Ciccolini regalava un sound specialissimo e conivolgente allo spettatore. Silenzioso come non mai, il pubblico della Camerata seguiva con attenzione il concerto. Poi, è la volta di Chopin: Notturni levigatissimi, con un rubato di magistrale grandezza, ed ancora la complessità della Polacca-Fantasia, quasi una sonata per ampiezza e respiri, disciolta con sapienza romantica in un mezzoforte di rara bellezza. Non crediamo ai nostri occhi ed alle nostre orecchie, ma il mitico Aldo più passa il tempo, è sempre più baldanzoso e giovanile. Strepitoso nella Suite di Borodin, dove mette in luce le  linee melodiche sublimi dei primi numeri, e la vena popolare degli ultimi, articolando le dita con la sapienza dei Grandi. Ultimo brano, infine, la Sonata giovanile di Grieg, dove inanella gli applausi più entusiastici e sinceri del pubblico della Camerata. Impagabili, infine, i due bis spagnoli, dove Ciccolini fa valere le sue doti di virtuoso, soprattutto nella meravigliosa Danza del Fuoco di De Falla, smagliante e giustamente estroversa come il suo Autore. Standing ovation alla fine, quanto mai meritata, ed un saluto grato e sincero da parte del "Grande Vecchio", che ha mostrato come certo non basti la gioventù e le "dita d'acciaio in un guanto di velluto", per suonare il pianoforte da grandissimo interprete quale è, in questa sua seconda sorprendente vita d'Artista. Concerto memorabile, di sicuro.

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