venerdì 13 novembre 2015

Il nuovo libro di Alberto Triola su Giulio Gatti Casazza: "una vita per l'opera".


"Nemmeno il più grande genio sarebbe in grado di cambiare la natura delle cose e di impedire al Teatro di essere un grande servizio pubblico; i suoi due volti, quello artistico e quello economico, devono essere sapientemente armonizzati, per garantire la sopravvivenza di un organismo che è sì schematico, ma non di meno vivo".
Giulio Gatti Casazza sintetizza così la sua idea di teatro.
Passato erroneamente alla storia dell'opera come l'ultimo dei grandi impresari, rivoluzionò di fatto il mondo dei teatri lirici, inaugurando una filosofia imprenditoriale inedita nella storia secolare della produzione operistica: quella dell'azienda culturale no profit.
Gatti Casazza fu un manager culturale ante litteram, ma anche – e soprattutto – uno spirito pratico innamorato dell'Arte. Senso pratico, lucidità, passione maniacale per l'organizzazione, visionarietà progettuale, istinto e curiosità da ricercatore: una laurea in ingegneria navale messa al servizio della musica, degli artisti e del pubblico, con un'incrollabile fede nel potere dell'Arte per lo sviluppo della società e dell'individuo. Paolo Grassi lo avrebbe definito un "operatore culturale", parecchi decenni prima dell'avvento dell'impegno pubblico nei grandi centri di produzione culturale. L'"ingegnere dell'opera" divenne così il più esperto e apprezzato progettista di sogni e di miti musicali del Novecento.
Primo dei sovrintendenti moderni – figura chiave del passaggio dall'impresa di stampo ottocentesco al management della nostra epoca – portò al Metropolitan, insieme a Toscanini, il modello vincente della Scala, da lui stesso inaugurato con il sostegno dell'aristocrazia intellettuale e imprenditoriale di Milano, agli albori del Novecento.

Contornata da un alone di fascino, costruita tra una traversata e l'altra dell'Oceano mentre New York veniva su con i suoi grattacieli e l'Europa passava dagli entusiasmi del Ballo Excelsior alle trincee della Grande Guerra fino all'avanzata del nazi-fascismo, la carriera di Gatti Casazza s'intreccia con vicende e opere di artisti immortali. Nelle suggestive pagine della sua autobiografia – per la prima volta tradotta in italiano – rivive l'atmosfera di serate storiche, come quella della première di Madama Butterfly a Milano, e quella di straordinari incontri privati con Giuseppe Verdi, Arturo Toscanini, Arrigo Boito, Giulio Ricordi, Giacomo Puccini, Enrico Caruso, Claude Debussy, Richard Strauss.
Si devono a Gatti Casazza intuizioni brillanti sulle esigenze dell'opera business, logiche e meccanismi di una produzione culturale intesa in senso aziendale, garantita da un sistema di repertorio retto su un'efficientissima macchina organizzativa, su di un patrimonio di scenografie dipinte affidate a quotati pittori internazionali e un mitico ensemble di cantanti allora imbattibile. Una perfetta macchina autosufficiente che, senza un solo dollaro di sussidio pubblico, arrivò ad accumulare oltre un milione di dollari di riserva, sufficienti a garantire al Metropolitan la sopravvivenza, dopo il crollo di Wall Street. Diede l'assenso alla prima trasmissione via radio di un'opera lirica, che spalancò le porte del Metropolitan a tutto il pubblico d'America e quelle dell'opera alla modernità. Era il Natale del 1931.

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