mercoledì 21 marzo 2012

Il pianista Emanuele Arciuli propone un concerto à la carte: il pubblico romano della IUC ha scelto Schoenberg, Beethoven, Berg e Schumann


Sabato 31 marzo alle 17.30 suona per la IUC-Istituzione Universitaria dei Concerti il pianista barese Emanuele Arciuli (nella foto la recente copertina che la prestigiosa rivista "Musica" gli ha dedicato), che torna all'Aula Magna della Sapienza di Roma da vincitore del Premio Abbiati della critica musicale italiana, assegnatogli lo scorso anno come migliore solista. Nell'albo d’oro di questo prestigioso premio Arciuli figura accanto ai più grandi pianisti degli ultimi decenni, quali Arturo Benedetti Michelangeli, Maurizio Pollini, Radu Lupu, Krystian Zimerman e Grigory Sokolov.
Per questo recital la IUC ha sperimentato per la prima volta una forma d'interazione con il pubblico, coinvolto nella scelta del programma tra i due proposti dall'interprete. Il programma prescelto comprende musiche di Schoenberg, Beethoven, Berg e Schumann e ha superato con il 54% dei voti l'altro, che proponeva Debussy, Bartok, Beethoven e Rzewski. "Lo scarto tra i due programmi - osserva lo stesso Arciuli - non è stato abissale: entrambi hanno avuto molti consensi e questo vuol dire c'è una pluralità di vedute, di indirizzi estetici e di curiosità".
Il repertorio di Arciuli spazia da Bach alla musica d'oggi, di cui è considerato uno dei migliori interpreti dagli stessi compositori, tanto che Michael Nyman, George Crumb e molti altri hanno scritto appositamente per lui. Nell'Aula Magna capitolina Arciuli eseguirà due Sonate fondamentali della musica pianistica dei primi decenni dell'Ottocento: la Sonata in la bemolle maggiore op. 110 - penultima delle trentadue composte da Ludwig van Beethoven, che costituiscono il più straordinario ciclo pianistico dei tutta la storia della musica - e la Sonata op. 14 «Concert sans Orchestre» di Robert Schumann. Accanto a questi due monumenti della grande tradizione pianistica del passato, Arciuli ha inserito due autori fondamentali del Novecento, Arnold Schoenberg (il Klavierstück op. 11 n. 2 nella versione di Ferruccio Busoni e i sei Kleine Klavierstück op. 19) e Alban Berg (Sonata op. 1).

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