lunedì 26 marzo 2012

Max Von Sydow, l'uomo timido e pigro divenuto star



Nella “straordinaria cornice”, come dicono quelli che parlano bene, del Cinema Multisala Galleria di Bari, si è tenuta stamattina una Masterclass con il monumentale attore e regista svedese Max Von Sydow, in occasione del BiF&st 2012, il Bari International Film Festival, in programma dal 24 al 31 Marzo 2012.
Max Von Sydow al BiF&st 2012, ordunque, ovvero il piacere di immergersi nel cinema…egli non è solo l’attore impegnato, la musa maschio del mito dell’incomunicabilità cinematografica, Ingmar Bergman, di cui è stato “strumento”, come egli definisce l’attore, per 14 volte e di cui traccia subito un ricordo: “ Ho conosciuto Bergman quasi all’ inizio della sua carriera, sebbene lui avesse dieci anni più di me; anche lui, come me, ha cominciato con il teatro. Di lui mi colpirono la  gentilezza ed i  modi, oltre che  la sua straordinaria perizia cinematografica, assecondata- fortuna per lui, n.d.r.- dai suoi collaboratori e maestranze tecniche, che ricordo tutti come persone di grandissimo livello. Successivamente, quando Bergman divenne direttore di una compagnia teatrale, operante in Malmoe, nel sud della Svezia- tiene a precisare-mi ha chiamato ed è stata, in teatro appunto, la prima occasione di lavoro che ci ha visto coinvolti assieme”. Circa il rapporto col Maestro del "Settimo Sigillo" ama dire: “ Era un uomo, contrariamente a quello che si possa credere guardando al suo cinema, dotato di grande sense of humour, ma di grande disciplina. Era abituato a scrivere in inverno ed in primavera, girare in estate, montare in autunno, in modo da poter uscire con il film per Natale”. Delle sue manie ricorda: “ Era una persona che pretendeva il massimo silenzio sul set da cui trarre la massima concentrazione possibile da tutti coloro che vi operassero”.
Max Von Sydow, prima di essere l’ emblema del cinema impegnato, ebbe pur degli inizi, che ricorda così: “ Ho frequentato delle scuole teatrali, dipendenti anche dalle municipalità reggenti i teatri ( in Svezia va così, ancor oggi, sigh!) e lì ho incontrato un importante regista teatrale svedese di allora, Sjoeberg, che mi offrì una parte in una sua piece”.
Il suo passaggio ad Hollywood non è stato così immediato, dopo i trionfi con Bergman, e, stranamente, neppur agognato: “ Non ero molto interessato a fare film all’estero, anche per la mia pigrizia; ero contento di quello che facevo già in Svezia; poi, però, venni invitato al Festival del Cinema di Cannes, dove ebbi modo di incontrare varie persone, tra cui uno che si propose come mio agente in America; a fronte del mio rifiuto, visto che in Svezia non abbiamo agenti, disse: “ va bene, non appena avrò un progetto interessante in mano, promettimi di ascoltarmi”. Io dissi di sì e, dopo un poco, mi propose una storia basata sul Nuovo Testamento (“La più grande storia mai raccontata”) . All’ inizio dissi di no, però fui poi contattato dal regista George Stevens che mi invitò ad Hollywood per vedere ed accertarmi che fosse una cosa seria. Rimasi impressionato dallo straordinario livello di professionalità delle produzioni americane e finii con l’accettare”. Di lì, una carriera fortunatissima e splendida nel cinema, con produzioni di ogni tipo e livello, che dura ancora oggi, con "Molto forte, incredibilmente vicino" di Stephen Daldry, presentato in anteprima qui al Bif&st di Bari, una storia sull’ 11 settembre, di cui Von Sydow (candidato all’ Oscar 2012 per miglior attore non protagonista per questo ruolo) parla con molta tenerezza e partecipazione. La definisce, infatti, come: “ una storia di speranza che contiene messaggi positivi, anche se il tutto nasce da una faccenda terribile, quasi diabolica, ma che merita di essere portata in giro per tutti i paesi, come sto facendo qui oggi”. Ricorda il grande Max che: “ ho contributo anche io personalmente (ed ho voluto farlo) alla distribuzione di questo progetto, facendomi carico di questo tour mondiale". Del mestiere dell’ attore, lui si definisce “ very close to  theatre”- più vicino al teatro- di cui apprezza il lavoro e lo spirito di gruppo, diversamente dal cinema, dove si è tutti sottoposti al regista e di cui si subisce capricci e tagli “ anche con il disappunto degli attori, ma è così”. E conclude rivolgendosi ai giovani consigliandoli solo di studiare, leggere, leggere, leggere, leggere, e provare, provare, e provare, solo così si diviene buoni attori, conservando il privilegio di difendere i propri sogni, com’egli fece, movendosi da Lund, da adolescente folgorato per questa strada dal "Sogno di una Notte di Mezza Estate” del grande Bardo di Stratford-upon- Avon.
Dedicato al grande Vincenzo, mio fraterno amico.
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