sabato 3 giugno 2017

Il primo dei concerti da camera delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico si terrà stasera con il Duo composto dalla violinista Sonig Tchakerian e dal violoncellista Mario Brunello.


Il primo dei concerti da camera delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico si terrà stasera alle 19 e ruota attorno al senso di mistero e alla tensione spirituale che aleggiano in molta musica, fino a diventare il fil rouge della serata che, presentando un panorama musicale molto vario, nei generi, nelle epoche e nelle sonorità, si annuncia di intensa suggestione.
Sonig Tchakerian invita ancora una volta Mario Brunello a suonare insieme (nella foto), portando in Olimpico un suo progetto che include, in diversi accostamenti, il violino e il violoncello, le voci del Coro del Friuli Venezia Giulia, il soprano Karina Oganjan, la celesta di Ferdinando Mussutto, e le percussioni di Pietro Pompei e Flavio Tanzi (blow up percussion), con la direzione di Paolo Paroni.
Il concerto si apre con “Akhmatova Songs”, per soprano e violoncello, di John Tavener, opera del 1993. Le liriche scelte dal compositore riflettono l’amore della poetessa russa per grandi poeti quali Dante, per il quale nutriva una vera venerazione, Pushkin, Lermontov e Pasternak. Poi arriva la Musa ad ispirare i suoi versi e infine la Morte, e la tensione della donna verso un’altra vita nell’Aldilà. Versi essenziali, che nascono dalla tradizione classica, sono espressi dalla sola voce del soprano e dal violoncello.
Il Cantico di Frate Sole di San Francesco dà lo spunto alla composizione per violoncello, coro da camera, percussioni e celesta di Sofia  A. Gubajdulina, prolifica autrice di musica strumentale e sacra, che ama utilizzare singolari ensemble per creare sonorità inusuali e affascinanti.
Irrinunciabile, per Sonig Tchakerian, il riferimento alla tradizione armena, cui sente profondamente di appartenere, e che l’artista desidera portare all’attenzione del pubblico, eseguendo assieme alla cantante, anch’essa di origine armena, due composizioni di Padre Komitas. Religioso e musicista che visse drammaticamente la deportazione del 1915, Komitas raccolse gli antichi popolari in mesi di silenzio trascorsi tra i pastori del Caucaso, rendendoli in una versione per violino e soprano. Si tratta di brevi e intense composizioni che evocano il senso del divino, riflesso nella natura, la ricerca di Dio e dell’amore.

Il mistero è intenso in tutta la musica di J. S. Bach, e lo studio della musicologa tedesca Helga Thoene evidenzia  la presenza di "codici" subliminali in tutta la sua produzione, portando in superficie un complesso intreccio di rimandi e citazioni che si cela, come in un enigma cifrato, tra le righe della Ciaccona dalla Partita in re minore BWV 1004. In un arrangiamento per violino solo e coro si scopriranno 8 corali nascosti nella partitura. Composizioni che lo stesso Bach utilizzò anche in altre pagine di musica liturgica, oggi famosissime ed eseguite anche come brani a sé stanti: “Christ lag in Todesbanden”, “Vom Himmel hoch, da komm ich her”, “Vater unser im Himmelreich”, “Befiehl du deine Wege”, “Jesu Meine Freude”, “Jesu, deine Passion will ich jetzt bedenken”, “In meines Herzens Grunde”, “Nun lob, mein Seel, den Herren”.

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